
Le sfide di Coletti: "Anagrafe, era il caos. Con Alan, rinnovando amicizia e fiducia"
Ai grandi proclami, ha sempre preferito il lavoro e la sostanza. Il suo curriculum politico, sotto questo profilo, parla molto chiaro. Il piglio è deciso, i modi con cui approccia anche a chi non la pensa come lei parlano di una consuetudine non comune al confronto, che affronta con un savoir faire mai remissivo. Un misto di pragmatismo e delicatezza. A Cristina Coletti, assessore uscente e candidata nella lista della Lega, il sindaco Alan Fabbri ha affidato alcune fra le deleghe più delicate: le Politiche Sociali, Abitative, servizi demografici e stato civile. Nel presentare la sua candidatura, al Carlino, l’amministratrice fa un excursus sui "tanti risultati che abbiamo ottenuto". Prima di tutto in termini di "rapporto fra cittadini e servizi offerti".
Assessore Coletti, in che modo è avvenuto questo cambiamento?
"Grazie al cambio di paradigma che abbiamo cercato di adottare nella gestione dei servizi, rendendoli più fruibili e a disposizione di tutti partendo dalla realizzazione della rete di sportelli collocati in diversi punti strategici della città: dallo sportello unico integrato, passando per quello dedicato ai caregiver e a tutti gli altri. Il cambio di paradigma è stato anche nel metodo: abbiamo anteposto l’ascolto di tutti a qualsivoglia posizione ideologica".
C’è chi vi accusa, al contrario, di aver depauperato i servizi. Come non ricordare tutta l’epopea dell’anagrafe.
"La vera difficoltà, inizialmente, è stata far capire che il servizio andava migliorato e che la nostra riorganizzazione era orientata in questo senso. La nostra intenzione non era di esternalizzare le erogazioni dei servizi, ma di affiancare il personale comunale con altro personale in alcuni settori. E l’obiettivo è stato centrato: ora non c’è nessuna pratica arretrata in ordine alle carte d’identità. Abbiamo trovato una situazione caotica, ora c’è ordine".
Un altro tema molto dolente e sul quale si è speso a lungo il sindaco Fabbri e tutte le forze di centrodestra, è quello legato al criterio della residenzialità storica per le assegnazioni degli alloggi popolari. Qual è la sua lettura?
"Non abbiamo fatto nulla di più rispetto alle competenze attribuite a un ente locale, nulla fuori dalla legge. Abbiamo attribuito un punteggio alla residenzialità storica, certo. Ma, grazie all’approvazione del nuovo regolamento, abbiamo cercato di dare una risposta alle fragilità più in generale. Con un occhio alle persone anziane. Cosa che prima non accadeva".
Un altro tasto dolente, su cui l’opposizione ha calcato la mano, è quello legato alle politiche abitative. Cos’ha fatto il Comune per migliorare l’offerta di alloggi in città?
"Ferrara ha un grande patrimonio di edilizia popolare: 3.200 alloggi. Peccato, però, che circa mille non siano fruibili. Quando ci siamo insediati non c’era un piano di recupero di questi immobili. Noi, al contrario, abbiamo investito trecentomila euro all’anno per riqualificarli e renderli fruibili. Non solo: l’ultimo stanziamento ammonta a un milione di euro".
Lei ha scelto di candidarsi con la Lega. Perché?
"Ritenevo doveroso candidarmi tra le file del mio partito, accanto al sindaco Alan Fabbri a cui mi lega un rapporto di amicizia, stima e attività politica. Un patto di fiducia che ho voluto rafforzare".