
Riccardo Musacchi, psicologo e psicoterapeuta
Riccardo Musacchi, psicologo e psicoterapeuta, aprirà con la sua lezione il 16 settembre – a metà tra il culturale, il pratico e il filosofico – il corso di autodifesa organizzato da Confartigianato, in collaborazione con Ancos e Donne Impresa.
Quale è l’aspetto più strettamente psicologico nell’ambito dell’autodifesa?
"Il mio approccio sarà volto a far comprendere come esista prima di tutto un senso di autodifesa che passa attraverso il comportamento dei singoli individui. Come ci si pone, il tono di voce che si adopera, la prossemica. Sono elementi determinanti per costruire la propria autocoscienza e, di conseguenza, la propria autodifesa".
Non c’è, sia tra i giovani che tra gli adulti, questa consapevolezza?
"Il livello di consapevolezza è molto basso. Ed è per questo che iniziative di questo tipo colgono un’istanza reale. Generalmente si è portati a pensare che l’autodifesa passi da una dimensione di fisicità. In realtà, si tratta prima di tutto di un approccio. Il corpo trasmette sensazioni. Ed è dalla trasmissione corretta di questo linguaggio emotivo che passa la gran parte dell’autodifesa. Sapersi porre in un certo modo è un antidoto spesso per evitare l’uso della forza".
Lei prima ha parlato dei più piccoli. Immagino che tra adulti e bambini, su questi fronti, esista un approccio diverso.
"Sì, ma il principio non cambia. Il punto è sempre costruire un comportamento corretto in funzione degli interlocutori che si hanno e del luogo in cui si trova. Questo dovrebbe essere un metodo consolidato da utilizzare nelle scuole, sia per prevenire il bullismo sia per accompagnare i bulli verso comportamenti corretti. Ma, come ho detto, non c’è sufficiente coscienza della portata di questi fattori".
L’autodifesa, tuttavia, spesso passa da una dimensione fisica. Come conciliare le due componenti?
"Recentemente negli Usa è stato condotto un esperimento su tre gruppi di donne che hanno subito violenza. Il primo gruppo è stato sottoposto esclusivamente a psicoterapia. Il secondo solo a un corso di arti marziali, mentre il terzo ha fatto in parallelo un percorso di arti marziali e di psicoterapia. Ebbene, le ragazze di quest’ultimo gruppo sono risultate le più performanti in termini di ripresa e recupero emotivo rispetto alle altre. Per cui, è naturale che le due dimensioni coesistano".
Ciò che insegna lei è utile anche nei posti di lavoro?
"Certamente. Anche nei posti di lavoro è fondamentale capire con quale approccio occorre porsi in base a circostanze e interlocutori".