
In alcuni bar si paga 1,40 sotto la spinta dei costi della materia prima, dell’energia e del personale. Alcuni locali fuori dal coro: "Stop aumenti per andare incontro ai clienti già vessati da altre spese".
Per non far andare la colazione di traverso ai suoi clienti costa ancora un euro il caffè al bar ’Il Savonarola’, la vetrina una luce nella strada da cui prende il nome, fino a qualche anno fa simbolo di università, vita da studenti, matricole che si affollano nel loro primo giorno. E perché non ci siano dubbi "Un euro" c’è scritto nel cartello vicino alla macchinetta, giusto alle spalle di Federica Frisati, un bel sorriso sotto il caschetto di capelli neri. E’ lì per passione, un po’ anche per caso. Roberto Costantini, di Goro, suo cugino, aveva preso quel bar. "Faceva avanti e indietro in auto, dal Delta a qui. Mi chiese se volevo dargli una mano, accettai. Ed eccomi qui". Sono diventati soci. Entra un cliente e lei saluta nell’aroma del caffè che scaccia un po’ il grigio della nebbia, cappotti densi d’umidità. "Lavoravo in ufficio, preferisco stare al bancone. Anche se non avevo mai fatto la barista, ho imparato qui a fare il caffè. Ogni giorno", racconta.
E’ una delle ultime frontiere del caffè ad un euro in una città, in una provincia dove la tazzina è diventata cara. Con balzi fino a 1,40 euro. "I pubblici esercizi riducono i propri margini pur di non incidere sul conto finale, sul portafogli del cliente. E’ un segno di responsabilità che vuole dare un settore trainante per il nostro territorio", spiega Marco Amelio al vertice di Ascom Confcommercio Ferrara. Non solo il caro-tazzina. E’ tutta la colazione ad essere più salata. Basta scorrere il listino delle materie prime. Nel 2024 è stato del 167% il balzo del prezzo del cacao; del 69% quello del caffè; 20% burro; più 30% per l’olio evo (l’extra vergine di oliva). Sono i prodotti chiave che ogni giorno determinano i rincari di bar, pasticcerie e ristoranti. Federica Frisati non è sola. Pieno cento, piazza Torquato Tasso, a due passi dal tribunale. Sull’insegna si legge Lex Bar, che suona un po’ come la legge del bar o il bar della legge, quella che si amministra lì davanti. Si chiama Barbara Brazioli la titolare. "Il locale è mio e di mio marito", precisa. Stefano Morissoni è appena tornato da una consegna. Colazione a domicilio nell’alveare di uffici che ci sono in quelle strade, nei palazzi. Anche qui il caffè costa ancora un euro. "Prezzi popolari, così lavoriamo di più e meglio", il via vai di clienti le dà ragione. Anche se magari qualcuno è lì per gli occhi chiari di Nicole Pellati, la dipendente. "Mio marito era impiegato come dipendente, poi ha deciso di rilevare un bar. E siamo qui dal 2009, 15 anni". Ha tenuto il caffè ad un euro per alcuni mesi anche Maria Chiara Galassi, al ‘Cami Caffè’ in corso Martiri della Libertà. "Ho dovuto aumentare il prezzo per i costi, i rincari dell’energia e della materia prima. Ma non mi arrendo, il mio obiettivo è quello di tornare ad un euro, preferisco avere un margine ridotto ed andare incontro ai clienti". Una filosofia che spiega Nicola Scolamacchia, presidente di Confesercenti. "Il caffè per un bar è una perdita, non ci guadagni. Anche se fai 500 caffè al giorno. I nostri baristi, i commercianti cercano di tenere basso il prezzo proprio per dare un servizio. Ed anche per attrarre i clienti, crei un’abitudine, punti sulla fidelizzazione". Una filosofia che costa. "Gli aumenti della materie prima sono stati del 30, 40%. Poi ci sono tutti i costi di gestione". Bar Ariosto, piazza Ariostea. Il caffè costa 1,40 dall’inizio dell’anno. "E’ aumentato tutto, ci siamo dovuti adeguare", precisa Paolo Scacchetti. Lo stesso prezzo, 1,40, si paga da Luigi Nobili, in via Cairoli. Una monetina in meno al bar Jolly, – 1,30 –, da Damiano Duina al banco con la moglie Beatrice Dal Zennaro. "Se paghi con l’app c’è lo sconto", dice lui che una scelta l’ha fatta. Spritz e vino, prezzi fissi.