
Lutto nella politica. Addio al gentleman. Gianni Rigamonti: "Esempio di coerenza"
La sua signorilità di stampo anglosassone l’aveva fatto ben volere sia nell’ambiente politico che, soprattutto, nel mondo del volontariato cattolico. Per tutta la vita si è sempre posto al servizio della comunità. Per questo motivo, la scomparsa, l’altro ieri, all’età di 86 anni, dell’ingegnere Gianni Rigamonti rattristerà chi ha avuto il piacere di conoscerlo nelle sue molteplici attività. Per lui anche una parentesi politica quando ricoprì per tre anni e mezzo il ruolo di assessore alle Attività Produttive della prima giunta Sateriale. Poi fu anche nominato nel 2003 presidente della fiera. Rigamonti non era originario di Ferrara. Si trasferì in città nel 1981 per aprire un Istituto di Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche, conosciuto attualmente come ’Imamoter’. Il suo compito di direttore del centro era concentrato sullo sviluppo delle macchine di movimento terra. La sua carriera politica iniziò nelle file dell’allora Margherita e, da qui, decise di accettare la proposta di entrare nella giunta Sateriale convinto di potere mettere a frutto la sua esperienza professionale. Dopo questa parentesi amministrativa, continuò a seguire la politica iscrivendosi nel Pd. Chi gli è stato vicino nelle sue tante attività, ricorda la sua coerenza e lo spirito di servizio sempre teso a cercare di migliorare la vita di chi gli stava attorno. Rigamonti, finché la salute lo ha sorretto, si è impegnato per gli altri. Da volontario fu molto attivo all’interno dell’Unitalsi, che si occupa del trasporto dei malati a Lourdes ed altri santuari mariani. Anche in questo ambito cercò in tutti i modi di aiutare il prossimo. La fede cattolica, del resto, lo ha sempre condotto a svolgere ruoli al servizio degli altri sia in ambito politico che nel mondo del volontariato. Da quelli che lo conoscevano viene descritto come una persona estremamente gentile, attento a porsi con educazione. Riusciva a farsi ascoltare in modo garbato. Rigamonti era un uomo di altri tempi, una persona che preferiva il dialogo sempre e comunque. Un uomo amato fino all’ultimo e sostenuto dall’affetto dei familiari: la moglie Clara Vadacchino e la figlia Mariapaola si sono occupate di lui in questi anni di malattia. Il figlio Francesco lo ricorda: "Il suo comportamento coerente e gentile era lo stesso che teneva anche in famiglia. Mio padre era sempre se stesso, pronto a mettersi in gioco per aiutare gli altri. Quando entrò in politica lo fece con spirito di servizio convinto di potere dare il suo apporto. Con questo unico obiettivo ha sempre svolto le sue attività. Teneva molto all’Unitalsi con cui ha collaborato finché ha potuto sempre con l’intento di aiutare il prossimo". Il funerale verrà celebrato sabato alle 15.15 alla chiesa di Santa Maria in Vado a Ferrara.
Matteo Radogna