Non ha i soldi per la droga, pusher la stupra

La studentessa sedicenne non poteva pagare la dose di cocaina e lui, nigeriano di 25 anni, l’ha violentata: arrestato dai carabinieri

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di Cristina Rufini

FERRARA

Le prime dosi di cocaina le erano state regalate, giusto per avviare la ragazzina all’uso di droga. Poi, però, quella sera di fine luglio Elvis Omonghomion, alias Bobby, nigeriano di 25 anni, ha preteso che la sostanza stupefacente gli venisse pagata. Senza fare alcun credito o rimandare la riscossione alla prossima volta. Davanti alle rimostranze della ragazzina, studentessa ferrarese di 16 anni che non aveva i soldi e che lo aveva cercato per procurarsi la ‘polvere bianca’, lui si è ‘preso’ il pagamento con la forza. L’ha trascinata in un luogo ancora più appartato, nella boscaglia lungo la ferrovia, sempre nei meandri del mondo dello spaccio ferrarese, in zona Gad e vie limitrofe, le ha strappato di mano il cellulare e sotto la minaccia di un coltello, l’ha stuprata. E quel tunnel che la sedicenne aveva già imboccato decidendo di drogarsi insieme ad alcuni coetanei è diventato un baratro, da cui la risalita non sarà semplice, né immediata e soprattutto con molto dolore. Il dramma dell’adolescente si è consumato il 29 luglio scorso, tra le 22 e le 22.30. In via del Lavoro dove la giovane ha seguito Bobby alla ricerca di cocaina. Di quel brivido in più che sembra scacciare tutti i mali e le insoddisfazioni di adolescenti, ma che in realtà ti fa sprofondare nell’abisso.

La ragazzina, che era arrivata in zona stazione insieme a un amico, aveva contattato il nigeriano al cellulare e lui, pronto come capitato altre volte, l’ha raggiunta e insieme sono andati nel luogo dove la cocaina era nascosta, vicino via del Lavoro, a poche centinaia di metri dall’ex distilleria. Ma la sedicenne non aveva i soldi e lui voleva essere pagato questa volta, non era più disposto a fare regali. L’ha così afferrata, gettata a terra nella boscaglia e poi violentata. L’amico nel frattempo non vedendola arrivare ha dato l’allarme. Quando una pattuglia della Compagnia di Ferrara dei carabinieri impegnata nei controlli di quella oscura fetta della città, l’ha incontrata, la sedicenne era in lacrime e stava gesticolando per chiedere aiuto.

I militari dell’Arma l’hanno raggiunta e soccorsa, e si sono fatti raccontare, pur con qualche iniziale e comprensibile resistenza da parte della ragazza, quanto accaduto. Poi la sedicenne è stata accompagnata al pronto soccorso di Cona, dove è stato attivato il protocollo per le persone vittime di violenze. I suoi indumenti sono stati esaminati dagli esperti della Scientifica che hanno scoperto tracce di dna dello stupratore. Ma Bobby è un senza fissa dimora, con permesso di soggiorno rilasciato dalla questura di Como e una pratica aperta per il riconoscimento dello status di rifugiato politico: difficile trovarlo. A Ferrara era un invisibile, che spacciava nella zona della stazione e che trovava ospitalità saltuariamente da alcuni connazionali. E con alle spalle una condanna per detenzione ai fini di spaccio per droga, un anno fa. Irreperibile dalla notte dello stupro. Da allora l’attività dei carabinieri della sezione operativa del Norm di Ferrara non si è fermata: con un dna ricostruito e la descrizione che di Bobby ha fatto subito la ragazza e poi altri amici, per la maggior parte minorenni che fanno uso di droga, i carabinieri agli ordini del comandante della Compagnia, Marco Angeli, hanno messo insieme i pezzi del puzzle e con l’autorizzazione del pm Stefano Longhi hanno individuato Omonghomion e comparato il dna rilevato sugli indumenti della ragazza e quello che si trovava nella banca dati nazionale. Così è stato dato nome e cognome a quell’identikit, alla vera identità dello spacciatore e presunto stupratore Bobby. Con l’ordinanza di arresto firmata dal gip Carlo Negri, i carabinieri della sezione operativa hanno rintracciato il nigeriano mercoledì, sempre in zona Gad e l’hanno portato nel carcere di via Arginone, dove è rinchiuso, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.