Caro Carlino,
mi permetto alcune riflessioni sulla Spal. A Ferrara non c’è più la banca locale e la sua fondazione, varie industrie e cooperative sono chiuse o in difficoltà, non c’è più un mercato ortofrutticolo, non un macello o una latteria sociale. Abbiamo centinaia di case Acer sfitte perché non ripristinate. La Spal muore in questa palude. Eppure non mancherebbero le risorse. Ci sono ancora grosse aziende agricole, una è la più grande d’Italia e le altre sono potenti. In questi anni sponsor generosi hanno fatto quello che potevano. Ma tornare alla vecchia logica del padrone da pregare perché compri e ne diventi proprietario, e che alla fine o rivende o fugge, non mi pare riproponibile. Proviamo, umilmente, vie nuove: creiamo una cooperativa sociale o una associazione di promozione sociale con centinaia di soci. Una realtà dove calciatori, dirigenti, tecnici, tifosi, simpatizzanti e sponsor formano una sola realtà ben strutturata. Un consiglio di amministrazione eletto e competente, dove ogni testa vale uno e il capitale non è divisibile perché resta della società. Continuare a valorizzare e implementare il calcio dei ragazzi radicandosi ancor più nelle scuole calcio della provincia, formando una scuola tecnica di formazione degli allenatori, portando alla prima squadra innanzitutto i giovani formati del territorio. Accogliamo volentieri i ragazzi immigrati che spesso sono arrivati col sogno del calcio e lo stanno dimostrando nelle squadre di provincia. In questi primi anni della rinascita il Comune potrebbe fare lo sforzo di agevolare il più possibile l’utilizzo delle strutture. Anche il pubblico e i tifosi devono fare un salto di qualità, sostenendo il bel calcio, quello giocato con entusiasmo e spirito di squadra, e supportando anche juniores e ragazze. Riempiamo ancora il ’Paolo Mazza’ senza dover mandare più nessuno a quel paese.
Domenico Bedin