REDAZIONE FERRARA

"Vassallo fu trucidato, l’Anpi cerchi di scavare su ciò che è successo"

C’è un testo che molti dovrebbero leggere prima di sentenziare su ciò che avvenne tra Ferrara e Ravenna nella tarda...

C’è un testo che molti dovrebbero leggere prima di sentenziare su ciò che avvenne tra Ferrara e Ravenna nella tarda primavera del 1945. Un libro, “Il sasso che alza il cielo - La mia lunga ricerca della verità sui nonni uccisi dai partigiani”, della nostra conterranea Lara Foletti (Faust Edizioni). Come l’equiseto – una piantina umile ma potente, chiamata “il sasso che alza il cielo”, che ogni primavera rinasce nei terreni paludosi – così l’autrice ha lottato per anni, nella doppia veste di sociologa e nipote, alla ricerca della verità sul barbaro assassinio dei nonni materni.

Non aveva ancora sei anni, Lara, quando il 29 maggio 1945 Domenico Cuffiani ed Emilia Gattia venivano prelevati da due partigiani armati mentre lavoravano nei campi di Longastrino e trucidati. Quale fu il movente di un’azione apparentemente illogica e arbitraria, non avendo i Cuffiani mai fatto male ad alcuno? Nessuno è riuscito a dare risposta, a partire dall’Anpi. Dall’assassinio dei nonni della Foletti all’omicidio dell’appuntato Vassallo, una spessa coltre di silenzio omertoso è calata sui tragici episodi fra Longastrino, Filo d’Argenta e il ponte della Bastia dopo la fine della guerra.

Venendo al presente e alle polemiche scoppiate intorno alla figura di Giuseppe Vassallo, mi sembra che l’ex sindaco Checcoli e l’Anpi abbiano agito con superficialità. A parte il fatto che il racconto dei superstiti (sono passati 80 anni) spesso non sono attendibili o frutto di episodi riferiti da terzi, perché l’Anpi non ha interpllato direttamente l’Anc o lo storico Gian Paolo Bertelli, che avrebbero potuto fornire utilissime informazioni? Molto più cauto è stato - giustamente - l’attuale sindaco di Argenta, che si è riservato di giudicare.

Ricordo un anziano di Codrea che asseriva di aver visto il famigerato De Santis che interrogava i sospetti partigiani fra due coppe piene di unghie strappate agli antifascisti da lui sadicamente torturati, mentre in un bicchiere si vedevano alcuni occhi. Il tutto per intimorire coloro che venivano sottoposti ad interrogatorio. Certamente De Santis fu un triste figuro, ma nessuna fonte corrobora quei ricordi così macabri, frutto evidente di leggende o immaginazione.

Visto che Anc e l’Anpi forniscono ricostruzioni contrastanti, credo sia saggio attendere ulteriori riscontri prima di etichettare Vassallo come uno spregevole traditore. Così asservito che, a guisa di premio, fu internato in Germania. Di certo Vassallo fu brutalmente trucidato. E ancora non conosciamo i nomi dei suoi assassini. L’Anpi, a mio avviso, dovrebbe indagare anche in tale direzione.

Daniele Vecchi