Condanne con pene ridotte, un paio di assoluzioni, ma lo zoccolo duro dell’impianto accusatorio ha retto. Anche per la corte d’Appello, il clan degli Arobaga Vikings era un’associazione di stampo mafioso. La sentenza di secondo grado per i sedici imputati – che riforma parzialmente quanto stabilito dai giudici ferraresi – è arrivata alle 13 di ieri. Alla sbarra presunti boss e soldati del gruppo che per anni ha controllato il mercato dello spaccio in zona stazione. Nel confermare la ‘cornice’ mafiosa in cui si inserivano i vari imputati, i giudici bolognesi hanno però ritoccato al ribasso (in certi casi anche in maniera sensibile) le condanne rimediate in primo grado.
Gli sconti più significativi sono quelli disposti per i soggetti ritenuti al vertice dell’associazione, Emmanuel Okenwa, alias dj Boogye (nella foto al centro), ed Emmanuel Albert, detto Ratty. Per il primo, considerato il numero tre nella scala gerarchica del clan, la pena è stata quasi dimezzata, dai 22 anni del primo grado ai tredici e tre mesi disposti dall’Appello. Per Ratty gli anni da scontare scendono da venti a dodici e tre mesi. Shaka Abubakar detto Chako dovrà scontare undici anni invece di quindici, Lucky Anthony Odianose ‘Ubeba’ tredici e un mese invece di diciassette e due mesi, Henry Arehobor detto Threeman tredici anni e un mese invece di tredici e tre, Glory Egbogun detto Omomo undici anni e quattro al posto di tredici, Igbinosa Irabor detto Ebo undici anni e due mesi invece che tredici, Musa Junior da quindici a undici anni e sette, Kingsly Okoase detto Oje undici e quattro da tredici, Godspower Okoduwa detto Dozen, dodici anni e quattro mesi dai 17 del primo grado, Jonah Omon da undici a quattro anni, Stanley Onuoha da dieci anni a otto e dieci mesi, Gbidy Trinity da dieci anni a otto e dieci mesi e Felix Tuesday da dodici a nove anni e tre mesi. Assolti invece Joel Igene, condannato in primo grado a dieci anni, e Jacob Chedjou che a Ferrara ne aveva rimediati nove. Per conoscere le motivazioni della decisione bisognerà attendere novanta giorni.
Ai sedici imputati rimasti in Appello (in primo grado erano diciassette) veniva contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata allo spaccio di droga. Tra i reati attribuiti anche un episodio di estorsione ai danni di una venditrice ambulante (parte civile con l’avvocato Enrico Segala), costretta a pagare il pizzo per poter continuare la propria attività di commercio di abiti e bibite. Parte civile in giudizio anche il Comune di Ferrara, con l’avvocato Giacomo Forlani. Soddisfazione a metà da parte dei difensori degli imputati, che da un minuto dopo la lettura del dispositivo hanno annunciato il ricorso in Cassazione. "Dal punto di vista della pena – è il commento dell’avvocato Laura Ferraboschi, difensore di dj Boogye – non possiamo dirci scontenti. Faremo ricorso, ma intanto ci sentiamo più ‘leggeri’. Le pene decise in primo grado erano esagerate, i giudici hanno accolto i motivi di appello sono dal punto di vista sanzionatorio. Noi miravamo invece a scardinare l’associazione mafiosa. Ho già parlato con il mio assistito il quale si è detto sollevato per la minore entità della pena, ma si è detto pronto a fare ricorso". Dello stesso avviso l’avvocato Giampaolo Remondi, difesa Egbogun. "Sono convinto che non ci sia associazione di stampo mafioso – ha affermato –. Andremo in Cassazione".