FRANCESCO FRANCHELLA
Cronaca

Villa Melchiori, storia di un restauro. Il gioiello Liberty apre alla città

L’evento venerdì (solo su invito) in occasione della presentazione del libro di Lucio Scardino (alle 18)

Villa Melchiori, storia di un restauro. Il gioiello Liberty  apre alla città

L’evento venerdì (solo su invito) in occasione della presentazione del libro di Lucio Scardino (alle 18)

Ferrara, 30 luglio 1904 – Immaginiamo di passeggiare lungo viale Cavour, il nuovo viale Cavour, creato nell’Ottocento dall’interramento di canal Panfilio. Immaginiamo, immersi nella canicola di piena estate, di passeggiare proprio in quella zona, il fazzoletto di stoffa sulla fronte sudata, il respiro a cercare un accenno di fresco nell’aria.

Immaginiamo di trovarci tra orti, "terreni rustici" e strade sterrate e di vedere, in lontananza, isolata e addobbata a festa, una costruzione inedita: davanti e intorno, una gran calca di borghesi agghindati. L’illuminazione da Ville Lumière dà un tocco di suggestione internazionale alla cerimonia di inaugurazione della nuova villa dei floricoltori Melchiori, che ancora nel 2024 conosciamo come Villa Melchiori. Sì, Melchiori, con una sola ‘r’, e non Melchiorri, come si trova scritto diffusamente su internet. L’informazione si ricava dal testo di Lucio Scardino contenuto nel libro ‘Villa Melchiori. Storia di un restauro a Ferrara’, curato e scritto dallo stesso Scardino e dall’artista Marcello Carrà.

Il volume verrà presentato venerdì 27 settembre, a partire dalle ore 18, durante l’evento (accessibile su invito) di apertura della villa di viale Cavour 184, finalmente restaurata dallo Studio Bosi. L’iniziativa è nata dalla volontà di Maria Magdalena Machedon e del marito Marcello Bosi. Come si apprende dal volume, infatti, nel 2020 "nel pieno di una pandemia globale– scrive Carrà –, la signora Maria Magdalena Machedon acquista la villa, o per lo meno la porzione più significativa".

Una volta approntato il progetto, nel marzo del 2022 sono iniziati i lavori, a partire dalle opere di "carattere strutturale", fino al "restauro e ripristino della famosa cancellata posta sul fronte strada di Viale Cavour (…), impreziosita alla sommità da girasoli in ferro battuto dallo stelo sinuoso". Citando i girasoli, Carrà tocca il tema floreale, ampiamente sviscerato dal collega di curatela. Il testo di Lucio Scardino ripercorre la storia e la ricezione della villa, giudicata dal critico d’arte ferrarese come "efficace interpretazione nostrana degli stilemi dell’Art Nouveau franco-belga". L’edificio venne costruito dall’ingegnere Ciro Contini, aiutato dal giovane scultore Arrigo Minerbi e dal fabbro Augusto De Paoli. Una triangolazione vincente, che operò con stilemi "desunti dal liberty francese e da quello belga, ben realizzando un fantasioso impaginato prospettico e una sapida, quasi sensuale morbidezza plastica". La "porta-vetrata a forma di corbeille floreale", "la cancellatina che riporta una serie di rose canine in ferro", "i fiori in cemento modellati", la cancellata con i girasoli, il "sinuoso lettering" in facciata del decoratore Pedroni (che sbaglia e scrive "Melchiorri", anziché Melchiori, dando origine all’errore) …ogni elemento della villa contribuisce a fondere il clima d’oltralpe a cenni, qua e là, della più tradizionale fantasia ferrarese. In questo senso, Villa Melchiori costituisce un unicum artistico e, in quanto tale, soltanto l’arte può fornirne una critica definitiva. Il riferimento è al dipinto, presente sulla copertina del volume, ‘I quieti costruttori’ (2024), commissionato dai proprietari a Marcello Carrà: due figure misteriose, con girasoli al posto del volto, riassumono l’arte prodotta a Ferrara, dal Cinquecento di Dosso Dossi alla metafisica di de Chirico.

Sullo sfondo, un’immagine dell’edificio si inerpica sugli scogli: isolata, lontana e quindi eterna, Villa Melchiori già restaurata non bada all’acqua che le scorre sotto, ignara dei decenni passati, delle offese del tempo e persino di chi, ancora oggi, le attribuisce una ‘r’ di troppo.