NICOLA BIANCHI
Cronaca

Willy Branchi, una storia maledetta: l’ultima pista per il massacro. Il nostro podcast in 8 puntate

Il corpo del ragazzo fu trovato a Goro in una notte di settembre del 1988: era nudo e martoriato. Tante ipotesi, compresa la pedofilia. Ma ora spunta un nuovo sospettato, tra soldi e droga

A sinistra una delle cassette postali messe dal fratello di Willy per raccogliere segnalazioni; a destra la cover del podcast di Nicola Bianchi che uscirà in 8 puntate ogni martedì

A sinistra una delle cassette postali messe dal fratello di Willy per raccogliere segnalazioni; a destra la cover del podcast di Nicola Bianchi che uscirà in 8 puntate ogni martedì

La notte tra il 29 e 30 settembre 1988 a Goro venne trovato lungo l’argine del Po il cadavere di Vilfrido Luciano Branchi, 18 anni, per tutti Willy. Aveva la testa devastata da botte inferte con la bocca di una pistola da macello, il corpo nudo in una pozza di sangue, i vestiti scomparsi.

Il commento Il dovere di ridare dignità a quel corpodi Valerio Baroncini 

Dopo 36 anni l’omicidio è ancora irrisolto, in tutto questo tempo l’unica persona finita a processo è stato un pluripregiudicato, poi assolto. Oggi la Procura di Ferrara ha un’ultima, e forse decisiva, carta in mano: il nome di un nuovo indagato per il delitto. Una storia dove silenzi e omertà l’hanno fatta da padrona e dove spicca la figura di uno strano prete e di un giro di pedofilia. Tutto questo è al centro di ‘Willy Branchi, l’ultima verità’, podcast di Nicola Bianchi che uscirà in 8 puntate ogni martedì a partire dal 28 maggio. Potrete trovarle su tutte le piattaforme (Spotify, Google, Apple) e sul nostro sito www.ilrestodelcarlino.it

Ferrara, 26 maggio 2024 – L’ultima, e forse decisiva, curva porta verso il Veneto. A una manciata di chilometri da Goro dove 36 anni fa – era la notte tra il 29 e 30 settembre 1988 – venne trovato il corpo martoriato di un povero Cristo di 18 anni: Vilfrido Luciano Branchi, per tutti semplicemente Willy. L’ultima verità di questa storia maledetta, fatta di errori, bugie, coperture e soprattutto omertà, ora porta dritta verso un uomo di 60 anni di Oca Marina, attorno al quale Procura e carabinieri da mesi stanno stringendo il cerchio.

Pluripregiudicato

Un soggetto ritenuto "molto pericoloso", con un curriculum criminale importante alle spalle, "uno in grado di accendersi ed esplodere" d’improvviso, da tempo indagato per omicidio volontario in concorso con altre due persone, pescatori di Goro, come confermava al Carlino anche il suo avvocato, Melissa Romani. "Ha precedenti abbastanza datati, – così il legale – risalenti alla fine degli anni ’80, inizio ’90. Ma al momento non posso esprimere nessuna valutazione, attendiamo gli atti". Tossicodipendente e afflitto da diverse patologie psichiatriche, scriveva un medico che lo ebbe in cura proprio in quel periodo. Uno che per avere la droga sarebbe stato disposto a tutto. "Ha finalizzato ogni atto della sua esistenza – scrisse ancora il medico – al reperimento quotidiano di soldi per comprarsi sostanza stupefacente... ha lavorato saltuariamente, pretendendo di essere pagato alla giornata per poi correre la notte in cerca di droga e tornando a casa appena terminati i soldi, spesso lacero, esausto, con i piedi feriti...". Un trascorso di aggressioni, minacce, botte. Ma soprattutto con un tentato omicidio di un parente: era il 1992. Nel 2005 gli venne sequestrata anche una pistola scacciacani modificata in arma da sparo.

Perchè Willy?

Ma che c’entra quest’uomo con la morte di Willy, il ragazzo trovato nudo, faccia a terra e in una pozza di sangue lungo l’argine del Po e sotto il cartello di Goro, con il volto devastato da botte inflitte con la bocca di una pistola da macellazione? Al momento, lo chiariamo, si tratta di ipotesi investigative, di una serie di elementi che gli inquirenti – il pm Andrea Maggioni e i carabinieri del Nucleo investigativo, capaci di sentire oltre 200 testimoni e rivoltare quel lembo di terra tra Emilia e Veneto come un calzino in uno sforzo pazzesco e senza precedenti – avrebbero raccolto nei suoi confronti. Un cold case, quello di Vilfrido, che ad oggi ha visto un’unica persona finire a processo per omicidio: Valeriano Forzati, il killer del night Laguna Blu a Bosco Mesola (4 morti), tre mesi dopo il caso Branchi.

Dai pedofili alla rapina

Ma Forzati, poi fuggito e ammazzato in Argentina, venne prosciolto. I faldoni d’inchiesta così finirono in archivio per essere ’riesumati’ solo nel 2013 grazie al lavoro di un avvocato, Simone Bianchi per la famiglia Branchi, e di un’inchiesta del nostro giornale che l’anno dopo portò alla riapertura del fascicolo grazie alle parole dell’ex chiacchieratissimo parroco di Goro, don Tiziano Bruscagin. Il quale, dopo aver fatto i nomi dei presunti responsabili dell’assassinio, infilati tra una serie di non ricordo e successivi silenzi, finì imputato per calunnia, condannato in primo grado e assolto definitivamente in appello.

Da allora emersero dettagli inquietanti: un giro di pedofilia collegato a una prostituzione maschile, ma con gli occhi della Procura sempre vigili su altre piste, spaccio e rapina. Ed è proprio in questo solco che si sarebbe arrivati al nome dell’ultimo indagato, ’affamato’ di soldi per una dose di sostanza. E che, diranno ora le indagini, seppur di fuori Goro, il paese noto per la produzione delle vongole a quei tempi lo frequentava.

Il primo a fare il suo nome fu uno scrivente anonimo nel 2015 con una lettera indirizzata al fratello di Willy, Luca Branchi. Proprio Willy, come confiderà qualche testimone – una donna su tutti che rimase con il ragazzo il pomeriggio del 29 settembre 1988, a poche ore dall’omicidio – quel giorno aveva nel portafoglio circa 200mila lire.

Un congruo bottino che poteva fare gola a tanti. Soprattutto a un tossicodipendente smanioso di acquistare fumo e polvere bianca. Ecco, dunque, la pista della rapina, della furia, dell’escandescenza. Ma possibile che ad abbattere e ridurre in quel modo un ragazzone di 90 chili e oltre 1 metro e 80 sia stata un’unica persona? E come l’avrebbe portato da solo fin sull’argine, visto che la prima parte della mattanza sarebbe avvenuta altrove? Domande ancora senza una risposta.