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L’Appennino e il futuro del turismo. Una via nazionale tra i castagneti: "Opportunità per lo sviluppo"

Castel del Rio, presentato un percorso di 2.200 chilometri che collega le aree di provenienza del tipico ’marrone’. Rontini (Città del Castagno): "Il progetto unirà produzioni tipiche, trekking, attività esperienziali e culturali".

A sinistra Monia Rontini, presidente. dell’Associazione nazionale Città del Castagno

A sinistra Monia Rontini, presidente. dell’Associazione nazionale Città del Castagno

Castel del Rio (Bologna), 24 settembre 2024 – Con il conto alla rovescia per l’edizione numero 68 della Sagra del Marrone, in programma nelle domeniche 6, 13, 20 e 27 ottobre, Castel del Rio ha aggiunto un altro tassello al percorso di salvaguardia del suo frutto più celebre. Già, perché alla vigilia di una stagione di raccolta benedetta da ottime previsioni, nel paese dell’alta vallata del Santerno è stato presentata ‘La via nazionale del castagno’ promossa dall’Associazione nazionale Città del Castagno.

Un percorso seguito da vicino da Gal e BioDistretto dell’Appennino bolognese. Ma anche dall’associazione It.a.cà. al timone del Festival del Turismo Responsabile. Si tratta di un itinerario di 2.200 chilometri in grado di collegare i castagneti che vanno dall’arco alpino alla dorsale appenninica, attraverso sentieri già esistenti e antiche strade di comunicazione. Un lungo asse portante dal quale diramare altri tracciati per raggiungere i territori castanicoli delle zone più interne della penisola. Senza le coltivazioni presenti nelle isole maggiori.

L’obiettivo? La riscoperta e la valorizzazione dei castagneti tradizionali come autentico patrimonio culturale, economico e produttivo italiano. Un itinerario ambizioso: "Il progetto unirà produzioni tipiche, trekking, turismo esperienziale e culturale – racconta Monia Rontini dal consiglio direttivo dell’Associazione nazionale Città del Castagno e vicepresidente del Consorzio Castanicoltori di Castel del Rio -. I castagneti caratterizzano gran parte dei territori collinari e montani dell’Italia e costituiscono un elemento caratteristico ed originale del nostro paesaggio. In tutte le regioni sono presenti queste piante, spesso secolari, così ricche dal punto di vista della biodiversità e fruibili in ogni stagione dell’anno". Non solo. "Una forte attrattività continua: dalla fioritura primaverile all’estate fino alla raccolta autunnale dei frutti e a quell’inverno segnato dall’architettura naturale dei castagni ormai spogli – continua -. Un tragitto adatto a tutti, in base alle proprie esigenze, focalizzato sulla cultura millenaria che ha accompagnato lo sviluppo di tante popolazioni montane. Una dote ricca di esperienze, abilità, oggetti e tradizioni orali che può, e deve essere, condivisa a beneficio delle future generazioni".

Con le idee chiare: "Attirare nuovo pubblico nei castagneti servirà anche a motivare i giovani imprenditori agricoli per la riscoperta della castanicoltura – sottolinea la Rontini -. Una modalità utile per alimentare cura e manutenzione così importanti per gli equilibri dei versanti e per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Pronto un calendario di incontri per divulgare il progetto e raccogliere suggerimenti prima di entrare nella fase progettuale operativa del tracciato sentieristico". Un impulso in più anche in chiave economica: "Vogliamo far capire al consumatore che il suo acquisto di castagne e marroni è vitale per la sopravvivenza dell’Appennino – conclude la donna -. Bontà e qualità certificate di una produzione tradizionale (come nel caso del celebre Marrone Igp di Castel del Rio, ndr), a differenza delle piantagioni intensive a filari di castagni, che strizza l’occhio a natura, biodiversità e resilienza territoriale".