Leonardo, Cefla ‘dentro’ il Supercomputer

La cooperativa ha realizzato la ‘stanza dei bottoni’ del maxi-calcolatore di Bologna. L’azienda: "Orgogliosi di fare parte del progetto"

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Leonardo, il quarto supercomputer più potente al mondo inaugurato ieri a Bologna, ha radici imolesi. Cefla e Gruppo Icm assieme a Dba Group, ne ha infatti costruito la ‘casa’ nell’ex Manifattura Tabacchi, il complesso realizzato 70 anni fa nel capoluogo emiliano da Pier Luigi Nervi. Dall’inizio dello scorso anno, Cefla e Gruppo Icm, insieme ai progettisti di Dba Pro - dopo essersi aggiudicati la gara da 45 milioni di euro, indetta da Cineca, per la progettazione e la realizzazione delle opere di adattamento dei capannoni noti come ‘botti’ all’interno dell’ex Manifattura Tabacchi di Bologna - hanno lavorato per completare la casa del Supercomputer.

Cefla, che oltre a realizzare gli impianti del datacenter è capogruppo dell’associazione temporanea di imprese costituita con il Gruppo Icm, per la parte edile e che insieme a Dba per la parte di progettazione, ha realizzato la ‘stanza dei bottoni’ che ospita Leonardo, con i server e i sistemi di archiviazione, ordinati dentro una serie rack dal peso complessivo di oltre 340 tonnellate. La sala, in cemento armato, è stata studiata per garantire la massima resistenza agli eventi sismici e agli incendi. Attraverso le griglie a pavimento esce l’aria che serve a raffrescare l’ambiente, mentre la maggior parte dei rack vengono raffreddati ad acqua.

"La nostra esperienza nella realizzazione di datacenter è consolidata, e siamo molto orgogliosi di aver preso parte a questo progetto così importante e sfidante. Per far funzionare il supercomputer – spiega Massimo Milani, direttore della divisione impianti di Cefla – servono 10 megawatt di energia elettrica. Per mantenerlo a una temperatura costante di 32 gradi sono necessarie quattro centrali. Per il 95% il raffrescamento è ad acqua e per il 5% ad aria. Le centrali ricevono acqua calda e la raffreddano con drycooler per poi reimmetterla in circolo: si tratta di mille metri cubi che scorrono nel sottosuolo lungo 4 tunnel all’interno di 5 chilometri di tubature. Un altro aspetto rilevante è il fatto di dover gestire complesse esigenze impiantistiche all’interno di un edificio storico, con vincoli architettonici e strutturali da rispettare".

Al primo piano si trovano le centrali di trasformazione e distribuzione dell’energia elettrica. "Qui sono stati posizionati 8 trasformatori da 2,5 Mw – aggiunge Samuele Pasini, project manager della divisione impianti – da sei tonnellate l’uno". Nelle stesse centrali si trovano i gruppi di continuità statici, che in caso di black out garantiranno sei ore di autonomia per consentire ai gruppi elettrogeni di entrare in funzione.

L’inaugurazione si è tenuta all’interno della botte B4 e per riscaldare il volume verrà utilizzato il calore prodotto da Leonardo. "L’impianto di riscaldamento è stato realizzato spillando acqua riscaldata dal Supercomputer Leonardo (a circa 46°C) - racconta Daniele Spada, capo commessa Cefla - e attraverso uno scambiatore di calore vengono alimentate le batterie di due Uta, da 20mila metri cubi ciascuna, che spingono l’aria calda delle canalizzazioni all’interno della botte B4. Considerando 300kW di potenza termica per otto giorni di funzionamento (quelli previsti da Cineca per gli eventi di questi giorni) abbiamo un consumo complessivo di 57.600kWh. Se la stessa potenza la dovessimo sviluppare con una caldaia a metano in otto giorni verrebbero consumati circa 5.700 mc di combustibile".