
Dopo 19 mesi, le famiglie evacuate a Belvedere tornano a casa. Ricostruzione e sicurezza prioritarie dopo l'alluvione.
L’emozione del rientro a casa dopo 19 mesi. È tornato il sorriso sul volto delle otto famiglie evacuate da due fabbricati in via Tombe, nella frazione alidosiana di Belvedere, a maggio del 2023 dopo la prima calamità alluvionale. Gli edifici, composti da quattro appartamenti ciascuno, erano stati dichiarati inagibili da un’ordinanza dei vigili del fuoco a causa della presenza di significativi smottamenti nell’area di pertinenza.
Cumuli di terra franati che avevano creato autentiche voragini all’altezza dei corselli di accesso alle autorimesse e, in uno dei due casi, pure una forte pressione a pochi centimetri dalle fondamenta. Un lungo percorso ad ostacoli: "Tutto è iniziato alle cinque del mattino del 17 maggio 2023 quando il mio compagno Francesco, pronto per andare al lavoro, si è affacciato alla finestra e ha visto il disastro – racconta Roberta Mordini, una delle residenti -. Dopo aver svegliato tutti i vicini, ha costruito con assi di fortuna dei passaggi per traghettare le auto fuori dai garage".
Inevitabile l’evacuazione: "La prima notte passata su una brandina ospiti della Proloco di Belvedere poi l’affitto di una vecchia casa nella frazione – continua -. Un anno di dormite sul materassino gonfiabile e altri sette mesi sulla branda militare. E pensare che avevamo appena comprato casa in vallata con tanto di mutuo di 25 anni. Adesso i finanziamenti accesi sono due: c’è anche quello di 100mila euro per riparare i danni". Burocrazia permettendo: "Un valzer di ansie, speranze e tanti incartamenti da non sbagliare caricati sulla piattaforma Sfinge (portale per imprese e privati colpiti dall’alluvione, ndr) – sottolinea la Mordini che di mestiere è una cuoca con un passato al San Domenico -. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno ma in quei giorni ho postato un video sui social offrendo a diversi vip i miei servizi ai fornelli per racimolare qualche soldo. Il filmato ha fatto 9mila visualizzazioni ma si sono presentate solo due donne alluvionate di Sant’Agata e Conselice che mi hanno dato una mano".
Qualche mese fa lo stanziamento di 578mila euro di risorse dalla struttura commissariale per la ricostruzione poi l’incarico di progettazione e direzione lavori affidato dal municipio di Castel del Rio all’ingegnere imolese Fabrizio Dallacasa e il via ai lavori: "Per realizzare una palificazione di sostegno piantata nella roccia e contenere eventuali movimenti futuri – spiega il tecnico -. Nell’edificio con i danni più importanti, inoltre, sono state consolidate le fondazioni con pali a contenimento. Rifacimento della rete degli impianti sventrati e riasfaltatura finale".
E adesso, l’atteso ritorno tra le mura di casa: "L’emozione è fortissima – svela la Mordini -. Abbiamo ripulito tutto, c’erano ancora alcuni scatolini chiusi dal primo trasloco. I miei genitori vorrebbero che tornassimo a Imola ma noi, nonostante tutto, amiamo questa valle. Ci sforziamo di essere positivi ma quando piove riaffiora la paura". Soddisfatto il sindaco di Castel del Rio, Alberto Baldazzi: "Una grande gioia restituire a queste persone un pizzico di normalità – racconta -. È importante convertire la desolazione causata dall’alluvione in opportunità di ripartenza per mettere in sicurezza, e rendere più solide, case e strade".