BENEDETTA CUCCI
Cultura e spettacoli

Margherita Ferri, il ‘piccolo’ film nell’Olimpo

La regista imolese-bolognese con ’Il ragazzo dai pantaloni rosa’ totalizza il miglior incasso italiano dell’anno e 1 milione di spettatori

Margherita Ferri, classe 1984: nel film racconta la storia vera di Andrea Spezzacatena

Margherita Ferri, classe 1984: nel film racconta la storia vera di Andrea Spezzacatena

Imola (Bologna), 10 dicembre 2024 – È il film ’Il ragazzo dai pantaloni rosa’ diretto da Margherita Ferri, il miglior incasso italiano del 2024 al cinema. E fa un bell’effetto leggere i dati del box office dell’8 dicembre: se ’Oceania 2’ vanta dal 27 novembre ad oggi oltre 13 milioni di incasso, questo film italiano dalla storia civile importante, firmato dalla regista imolese-bolognese classe 1984, con produzione e distribuzione di Eagle Pictures e costato circa 3 milioni di euro, offre una cifra da urlo: 7 milioni e 800 mila euro con oltre un milione di presenze in sala, dove per altro resiste benissimo dal 7 novembre. Un vero caso. Il film trae ispirazione dalla storia reale di Andrea Spezzacatena, quindicenne vittima di bullismo e cyberbullismo omofobo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012, ed è il secondo film post pandemia più visto, poiché il podio resta a ’C’è ancora domani’ di Paola Cortellesi.

Margherita Ferri, che grande risultato. Cosa ne pensa?

“Il fatto che sia ancora al cinema dopo cinque settimane e ancora in crescita dimostra che il film piace, ed è andato crescendo. Il secondo weekend è andato meglio del primo e questo significa che il famoso passaparola è qualcosa che esiste, che funziona e che su questo film ha avuto un peso determinante, nel senso che è piaciuto ai ragazzi ma anche ai genitori. E ha coinvolto un pubblico molto eterogeneo”.

Il pubblico giovane ha bisogno di film così?

“Per la generazione Z sta diventando un cult movie, esprime un’esigenza narrativa molto presente che forse nessuno aveva interpretato prima. I ragazzi ne parlano, mi scrivono, scrivono soprattutto ai giovani attori con grande affetto ma anche come delle fan, impazzite per Samuele Carrino e Andrea Arru. Ma condividono anche e storie personali di bullismo, di bullismo omofobico che hanno subito, o che hanno visto succedere. Per il successo è stata certamente importante la distribuzione così capillare, perché se c’è un pubblico che può essere interessato a vedere un film con contenuti così, è anche vero che deve poi trovarlo nelle sale...”.

Lei ha fatto tantissime presentazioni. Cosa ha visto nelle platee?

“Ho visto commozione, la profonda emozione di vedere questa storia e partecipare alla grande tragedia di questo ragazzo che non ce l’ha fatta. Il film è un invito all’empatia, alla partecipazione attiva che ognuno di noi può avere davanti ad atti di bullismo e generalmente di ingiustizia”.

Per lei è anche una grande soddisfazione perché questi sono argomenti suoi da sempre.

“Sono molto contenta anche perché è un film a tematica Lgbt, diretto da una regista che fa parte della comunità Lgbt con uno sguardo femminista e queer. Il successo è davvero un risultato per tutti. Il fatto che nella nostra industria cinematografica i due film che hanno avuto il maggior incasso nella post pandemia siano di due registe donne, ci dice poi che il pregiudizio su donne e film di nicchia ’che non incassano’ è sbagliato”.