Ci sono le risorse – 29 milioni di euro –, ci sono i tempi di ricostruzione scanditi da un preciso cronoprogramma: due anni perché Tolentino e il territorio possano riavere l’ospedale, "uno dei più moderni e avanzati delle Marche", come ha detto l’assessore regionale alla sanità, Filippo Saltamartini. Il punto è stato fatto ieri nel consiglio comunale aperto che il presidente Alessandro Massi ha convocato nell’aula magna dell’istituto scolastico Lucarelli, presenti pure operatori sanitari e cittadini. Una seduta avviata dal sindaco Mauro Sclavi e chiusa dal presidente della Regione, Francesco Acquaroli. Unico tema: la costruzione dell’ospedale di comunità per cure intermedie di Tolentino. Ma, alla fine, l’occasione è stata un confronto sui problemi che le nuove Ast sono chiamate a risolvere.
"La sfida dei prossimi vent’anni – ha esordito il direttore dell’Ast Macerata, Marco Ricci – è l’implementazione della medicina territoriale, che passa anche attraverso ospedali come quello di Tolentino e le case di comunità". "Bisogna lavorare insieme – ha spiegato il presidente Acquaroli – per ricostruire un sistema sanitario che parta dal territorio, facendo leva sulla prevenzione, per far sì che l’ospedale per acuti diventi davvero l’ultimo gradino, e non il primo, e che i pronti soccorsi non siano ogni giorno affollati da codici bianchi o verdi. Oggi c’è carenza di medici, ma l’errore di programmazione sul turnover risale a dieci anni fa: se ne vanno in pensione in 700 e ne entrano 380: siamo corsi ai ripari, finanziando più formazione". Intanto sono pronti – ha aggiunto Saltamartini – 5 milioni per aprire sul territorio 50 punti salute con infermiere e telemedicina collegata, ad esempio, con la cardiologia di Macerata. Al dibattito, oltre ai consiglieri comunali, sono intervenuti fra gli altri i dottori Andrea Mosca e Paolo Perri, e il consigliere regionale Pierpaolo Borroni. Si è parlato anche del distretto che, durante i lavori, non sarà collocato in moduli prefabbricati nei pressi del cantiere del nuovo ospedale, ma nell’area in cui oggi si trovano i container post terremoto.
Mauro Grespini