Francesco Acquaroli: “Con l’Abruzzo lavoriamo uniti, guardo al 2025 con fiducia”

Il governatore delle Marche, meloniano, si è speso in prima persona per la riconferma di Marsilio. All’orizzonte resta un programma comune tra i territori: infrastrutture, sanità, economia, turismo

Il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli

Il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli

Ancona, 12 marzo 2024 – Francesco Acquaroli, governatore delle Marche, cosa significa per il centrodestra e per Giorgia Meloni il successo di Marco Marsilio in Abruzzo?

"È una grande soddisfazione perché è il frutto di un impegno di governo regionale che non ha guardato solo all’immediato, ma a dare risposte di prospettiva al territorio abruzzese. Ciò è chiaramente la sfida più difficile ma più importante, per chi amministra, da trasmettere ai cittadini. E poi negli ultimi giorni il clima del dibattito politico è stato molto complesso, arrivando anche sul piano personale".

Il consenso si è ampliato.

"Questo vuol dire che il progetto che il centrodestra abruzzese ha messo in campo è stato compreso dai cittadini. Per Giorgia Meloni penso sia una grande soddisfazione, vedere che il centrodestra rivince in una regione come l’Abruzzo dove mai c’era stata una riconferma, significa che il buongoverno regionale e anche l’azione che il Governo nazionale sta facendo vengono riconosciuti e apprezzati".

Fratelli d’Italia cresce ancora. Come si gestisce questo ‘tesoretto’ politico nei territori?

"Fratelli d’Italia sta facendo un grande lavoro a tutti i livelli. È un lavoro di impegno, di coerenza, per creare delle risposte strutturali e di prospettiva, nei territori va compiuta un’azione politica forte. Oggi, spesso, si scambia la comunicazione per la politica. Invece noi crediamo che la politica sia nel coinvolgimento reciproco con i territori, con i corpi intermedi, con le associazioni di categoria, con le comunità locali, e si faccia tutti insieme un percorso per cercare di costruire le migliore risposte alle grandi problematiche che affliggono questa epoca storica".

Lei ha supportato in prima persona Marsilio e i territori di Marche e Abruzzo sono fortemente interconnessi. Pensiamo alle infrastrutture, ma anche alla ricostruzione post terremoto. Ci sono però anche criticità. Come puntare, ad esempio, sulla crescita?

"Una parte della risposta sta nella domanda, cioè questi nostri territori sono stati molto penalizzati da una carenza infrastrutturale, un elemento negativo, che preclude la competitività. Colmarlo è un elemento comune al quale stiamo lavorando".

Poi?

"Ci lega una simile conformazione territoriale, dal mare agli appenini, con una popolazione distribuita anche in piccolissime realtà. Riteniamo che puntare su innovazione e tecnologia, internazionalizzazione, formazione, efficientamento della produzione può essere dal punto di vista strategico un supporto alla crescita insieme alle infrastrutture. In questo momento è fondamentale anche l’accesso al credito e quindi la possibilità di supportare le imprese".

Ora tocca a Bardi in Basilicata, poi a Tesei in Umbria e Cirio in Piemonte. E Acquaroli come guarda al 2025 delle Marche che tornano al voto?

"Guardo al 2025 con fiducia, per le tante cose fatte, lavorando quotidianamente su quelle che sono le priorità che ci siamo dati: la riforma della sanità, ma anche infrastrutture, sviluppo economico e rilancio turistico, programmazione europea, ricostruzione post sisma e post alluvione".

Su tante sfide però le domande sono le stesse da anni. I cittadini vogliono risposte.

"Sono tante le riforme messe in campo in questi anni, che iniziano a produrre gli effetti nel tempo necessario e raggiungere gli obiettivi prefissati. Penso a opere come la Galleria della Guinza sbloccata dopo 30 anni, l’Ultimo Miglio e l’uscita nord del Porto di Ancona, la Pedemontana, molte intervallive e bretelle, tante risorse mai viste che rappresentano un risultato straordinario".

Dall’altra parte il campo largo del centrosinistra non ha sfondato. Lei crede all’alleanza dal Pd al M5S fino ai centristi?

"Credo che la politica non si faccia da un perimetro dei partiti. La politica si fa intorno ai programmi, intorno a una visione complessiva. In mancanza di questo, la somma matematica dei partiti che si uniscono, se non è riconosciuta percepita intorno a una sfida compresa dal territorio si trasforma in personalismi. Non entro nel merito altrui".

Ma se guarda la vostra ‘metà campo’?

"Vogliamo sicuramente aggregare più possibile quanti si riconoscono in una Regione che guardi allo sviluppo, alle infrastrutture, supera gli ideologismi miopi. Vorrei vedere un allargamento dell’alleanza ma con chi condivide la nostra visione. Non vorremmo mai costruire un’etichetta elettorale che crediamo che poi sia fine a se stessa e non sarebbe mai condivisa dai territori".

Il voto bipolare abruzzese può essere uno specchio dell’Italia anche verso le Europee?

"Io credo che le europee rappresentino una tipologia di elezioni a se stanti, i cittadini possono votare anche al di là delle coalizioni guardando alla proposta dove ritengono di riconoscersi di più. È forse l’unica elezione, in questo momento, che rende proprio la fotografia di quello che è il pensiero dei cittadini.

Quale sarà il suo impegno più forte per le Marche in questo finale di mandato?

"Il mio impegno più forte sarà quello di continuare a mettere a terra i progetti necessari per lo sviluppo delle Marche e continuare a ottenere risultati per i quali abbiamo lavorato e riteniamo fondamentali soprattutto nell’ambito della sanità, delle infrastrutture, della programmazione europea e della ricostruzione. L’avvio del nostro mandato è stato fortemente condizionato dalla pandemia ma fin da subito abbiamo lavorato alle riforme da mettere in campo e ottenere le necessarie risorse per le opere strategiche, grandi soddisfazioni dopo anni in cui non si muoveva nulla".