Modena, Camilla Battaglia svela gli intrighi del tempo con Emit

E' il terzo album della cantautrice e musicista, tra i migliori talenti del panorama musicale europeo

Camilla Battaglia, show targato Crossroads a Modena

Camilla Battaglia, show targato Crossroads a Modena

Modena, 12 aprile 2019 - Musica ad alta tensione fino all’ultimo solco quella di Camilla Battaglia, voce solista e corale di festival patinati. Levità come spezia non unica, legata a divertenti calembour. Il disco che la “fille d’art” - allevata a gorgheggi e note dal pianista Stefano e dalla chanteuse Tiziana Ghiglioni - presenta venerdì 12 aprile dalle 21.30 per Crossroads al Teatro Tenda di Modena s’intitola Emit (Dodicilune). Testi e suoni che poco concedono al mercato, intrecciati sapidamente da un’autrice (voce, piano, effetti) che fa riferimento alla scienza (Carlo Rovelli), alla letteratura (Sylvia Plath), alla filosofia (Heidegger e Nietzsche). L’accompagnano Michele Tino (sax alto), Andrea Lombardini (basso elettrico) e Bernardo Guerra (batteria).

Camilla, partiamo dal titolo che sottintende amore per i giochi di parole. «Cercavo qualcosa che rappresentasse il concetto sotteso al titolo dell’album, come palindromo, cioè il cui significato rimanesse invariato se letto da destra a sinistra e viceversa, e cercando sui libri ho trovato Emit inteso come se fosse la parola inglese editto o anche latina come emissione, qualcosa di esplicitato poi in RotatoR TeneT, cioè principio e rotatorio, ed Emit diventa così Time. Ho soddisfatto in questo modo il mio grande amore per i giochi di parole. Mi ricordo di un’insegnante di inglese che sapeva tanto di letteratura, queste cose sono importanti perché riguardano il modo di pensare di un popolo». «Quello che mi premeva fare era un album in cui la musica non fosse fine a se stessa, come “Tomorrow-2more Rows of Tomorrows”, mio secondo disco, canzoni sviluppate per un gruppo che dal quartetto andava fino al sestetto/settetto, ma anche autobiografiche. Mentre Emit è un viaggio unico per l’ascoltatore più che una serie di brani, riferito a quello che mi affascina di più, cioè la dimensione del tempo in generale che scandisce tutto quello che facciamo, musica compresa, intendo anche il concerto studio nella propria cameretta».

Quanti sono i brani? «Sette o otto perché ho diviso un brano in due parti, ma anche definibili sei perché il primo e l’ultimo vanno in direzioni diverse. In qualche pièce è ospite il trombettista Ambrose Akinmusire». Bello il disco d’esordio Joyspring col trio del guru Sellani, con cui ha svelato Dna jazzistico. «Renato è stato uno dei miei vertiginosi maestri. Sono cresciuta nella musica per tanto tempo, ma non pensavo di fare la musicista». Essere “figlia d’arte” l’avvantaggia o no? «Non mi danneggia, questo è certo. È stata una fortuna crescere circondati dalla musica, per il resto direi che ho cercato di costruirmi un percorso indipendentemente dai miei genitori». Mamma Tiziana, da sempre la jazz singer italiana più citata al mondo, che le ha dato? «L’amore per la poesia. Lei ha una voce molto calda, scura, la mia è quella del soprano leggero, un colore che tende al cristallino. Dal papà ho ricevuto una concezione profonda possibile de rispetto nei confronti della musica, sia come musicista che come compositrice. Da entrambi ho imparato ad ascoltare». Che c’è in agenda? «Sto lavorando al progetto large ensemble “Elettra” presentato nel 2018 al Rhythmic Music Conservatory Festival, dedicato a quattro figure femminili dell’antica Grecia, appunto Elettra, Aspasia, Frine e Cassandra. In più con l’amato omonimo patriarca Stefano stiamo mettendo a punto “Something”, un programma che potrebbe divenire cd, a metà tra musica originale e arrangiamento di canzoni di tradizione jazz e musica popolare. Brani che hanno come centralità la quantità, in senso astratto: “everything all something nothing”, ogni cosa è qualcosa, tutto e niente».