Franco Fontana: "Si scatta con la mente, ai miei ragazzi dico di non avere fretta"

La mostra ’Modena dentro’ nei nuovi spazi dell’ex Ospedale Estense Le opere del maestro in dialogo con quelle di grandi artisti contemporanei

L'allestimento della mostra di Modena e Franco Fontana

L'allestimento della mostra di Modena e Franco Fontana

Modena, 27 marzo 2024 – Franco Fontana ama ripeterlo spesso: "Se dai una macchina fotografica a una scimmia, lei schiaccerà il pulsante e farà la foto". Ma fotografare non è solo un gesto meccanico o automatico, anzi... "Bisogna fotografare quello che si pensa, non quello che si vede. Si scatta con la mente, non con le dita. E si scopre al mondo solo quello che ci portiamo dentro", aggiunge Fontana che lo scorso dicembre ha compiuto 90 anni, di cui almeno 60 trascorsi ‘nella’ fotografia e ‘con’ la fotografia.

Maestro del colore ("Il bianco e nero è solo un’invenzione", ribadisce), si è affermato con una ‘visione’ divenuta iconica: i suoi paesaggi, con i tagli di luce e di colore, si riconoscono immediatamente. Ha pubblicato oltre sessanta libri, ha esposto in ogni continente e le sue opere sono in oltre cinquanta collezioni, ma Modena è sempre stata la sua città, il luogo in cui è nato "e che non ho mai lasciato, anche quando mi avevano proposto di trasferirmi in una metropoli", ricorda. La Fondazione Modena Arti Visive, dunque, celebra il 90esimo di Fontana regalandogli una speciale mostra, Modena dentro , a cura di Lorenzo Respi. che si aprirà oggi pomeriggio nei nuovissimi spazi espositivi dell’ex Ospedale Estense e si potrà visitare fino al 16 giugno.

Quindici fotografie che Franco Fontana ha realizzato negli anni per diverse committenze ‘dialogano’ con 14 opere di grandi artisti contemporanei, da Arnaldo Pomodoro a Jannis Kounellis. Toti Scialoja, Mauro Reggiani o Piero Gilardi, provenienti da importanti collezioni private. Tra le immagini di Fontana e le creazioni degli artisti si individuano connessioni ideali, rimandi sorprendenti, fili invisibili di una grande cultura visiva. La foto con le ampolle per l’aceto balsamico che si riflettono in uno specchio è esposta proprio a fianco di Mollette , uno dei celebri specchi di Michelangelo Pistoletto, realizzato nel 1972. E la Ferrari avvolta nel telo rosso, quasi una scultura celata (in una foto del 1987), ricorda i monumenti impacchettati di Christo, di cui vediamo il progetto originale del 2015 per The floating piers sul lago d’Iseo. C’è Venezia, con le sue atmosfere misteriose, nelle foto dedicate ai Dogi della moda che Fontana scattò nel 1984: i fregi della Serenissima, la sua storia e la sua eleganza solenne sembrano ritrovarsi nel gusto barocco di una composizione di Lucio Del Pezzo (1963). La Marilyn di un classico manifesto strappato di Mimmo Rotella (2003) è la diva di Warhol che Fontana colse su un poster fra le calli di Venezia nel 1990, mentre le lampade di Artemide, fotografate con le stesse geometrie dei paesaggi, si mettono in relazione con la Ziggurat di Joe Tilson.

È un grande gioco di corrispondenze, di echi e di pensieri che incastonano a pieno titolo Franco Fontana nella storia dell’arte. "Non si è mai realizzata una mostra di questo genere. E tante di queste opere mi sorprendono veramente", ammette il fotografo. Le sue immagini, con le linee nette e le fasce di colore, sono state spesso accostate ai dipinti di Piet Mondrian o Mark Rothko, "ma io ho sempre rivendicato la mia libertà espressiva, il mio pensiero, il mio modo di vedere, il mio sguardo", aggiunge Franco Fontana. Quello sguardo che a 90 anni è ancora limpido, vivace, anche ironico: "Ai giovani che partecipano alle mie masterclass raccomando sempre di non avere fretta, di non correre – conclude –. Bisogna far maturare le cose, sentirle, respirarle. E divenire ciò che si fotografa".