Valentina Beltrame
Cronaca

Cpl, le intercettazioni: soldi nelle tasche di amici e parenti, "Li metto sotto il passeggino"

Simone portò la famiglia in vacanza in Tunisia e rientrò con 100mila euro

Il cartello che annuncia i lavori per la metanizzazione di Ischia

Il cartello che annuncia i lavori per la metanizzazione di Ischia

Modena, 1 aprile 2015 -  Ha approfittato di una vacanza con amici e parenti in Tunisia per portare fisicamente in Italia i fondi neri con cui la Cpl avrebbe poi pagato le mazzette». Lo dice l’ordinanza di custodia cautelare nel capitolo relativo alla gestione della ‘Tunita’, la società che Francesco Simone (responsabile delle relazioni istituzionali Cpl) ha creato in nordafrica per emettere false fatturazioni. Parlando con un altro degli arrestati, il 65enne Maurizio Rinaldi (presidente Cda Cpl distribuzione), Simone, intercettato, si esprime liberamente.

Simone: Ti do una dritta, io tra il 18 e il 26 aprile, a Pasqua, sono in Tunisia e siamo in venti persone. Se tu mi fai il contratto e mi paghi, non so, tre rate, poi ti faccio una fattura di centomila euro, distribuisco diecimila euro a testa e sto a posto.

Secondo l’inchiesta la ‘Tunita’ ufficialmente è una società di consulenza che emetteva false fatture per Cpl. Simone, con la complicità Bruno Santorelli, manager del Nordafrica per Cpl, incassava gli assegni presso una banca tunisina compiacente e poi portava i contanti in Italia eludendo i controlli doganali grazie alle sue conoscenze.

Simone: Allora, io dalla banca vado lì, mi prendono centomila euro, passo la dogana tunisina e poi quando stiamo atterrando a Roma distribuisco diecimila euro a testa, siamo in 25 di cui 15 adulti...

Rinaldi: Bene, bene.

Malgrado i carabinieri si fossero piazzati a Fiumicino, non è stato possibile in quel momento capire come Simone avesse portato i soldi in Italia. Ma c’è un’intercettazione ambientale a svelarlo.

Simone: Metto sotto il passeggino (della figlia, ndr), il passeggino, cioè chi cazzo lo controlla hai capito...

In un altro capitolo dell’ordinanza si parla poi della volontà dell’ex presidente Cpl, Roberto Casari, di tenere i documenti (che per gli investigatori sono soldi) sotto chiave.

Simone: Poi ti porto anche quei documenti che ho portato giù da Tunisi, capito?

Casari: Ascolta no, perché vediamo di trovare anche una soluzione magari per...

Simone: Io ce l’ho.

Casari: Per tenere i progetti a Roma, non è un problema.

Simone: Ce l’ho la soluzione, ok.

Casari: E’ inutile che giriamo con tanti progetti. Quando mi servono...

Simone: 0k.

Dell’opportunità di tenere i soldi a Roma parlano anche Simone e Nicola Verrini, altro manager arrestato.

Verrini: Mi ha detto Casari...

Simone: Se ti apri una cassetta di sicurezza nella mia banca...

Verrini: E’ qui vicino?

Simone: Sì di fronte al parlamento. Unico problema, che se li trovano a me c’hanno i miei risparmi, se li trovano a te... sono cazzi... mi spiego?

Verrini: ah.

Simone: Io direi, la cassetta è mia, la chiave ce l’abbiamo qui.

Verrini: Quanti ne hai?

Simone: Duecinquanta, quando servono sono a disposizione, chi ne ha bisogno ogni volta li porto dalla Tunisia, quando ha bisogno me lo dice.

E ben presto Casari, sempre secondo l’accusa, batte cassa chiedendo 25 ‘voti’, così li chiamano, per la gara di Avellino.

Simone: L’altro giorno mi ha chiesto 25 voti Casari, c’ho quasi niente io.

Verrini: Allora facciamo per mercoledì.

Simone: Mercoledì ce la facciamo se... io vado adesso e se mi fa domani mattina, io mercoledì, giovedi mattina al massimo ce l’ho qui.