GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Decani Pd, la strigliata: "Organismi extralarge e problemi finanziari"

Documento di una sessantina di militanti storici in vista del congresso "Partecipazione da rafforzare. Serve raccolta fondi fra eletti e iscritti"

Vanni Bulgarelli

Vanni Bulgarelli

Modena, 18 febbraio 2025 – "Ci basta un partito che si limita a organizzare le campagne elettorali? Gli attuali organismi dirigenti sono effettivamente tali? Non sono pletorici?". In vista del congresso del Pd che condurrà all’elezione dei segretari cittadino e provinciale arriva il caveat della vecchia guardia, dei decani del partito che attraverso un documento firmato per ora da una sessantina di militanti storici dal titolo ‘Congresso provinciale Pd, serve un dibattito vero’ cerca di fissare dei punti di discussione. Tra i firmatari, Giuliano Barbolini, Vanni Bulgarelli, Nerino Gallerani, Roberto Guerzoni, Alfonsina Rinaldi.

"Non ci interessa – è la premessa – presentare un nostro candidato/a, ma sollecitare un confronto di merito sulle difficili sfide che abbiamo di fronte e che non possono essere risolte con la semplice elezione di una nuova segreteria. Chiediamo che questa discussione coinvolga il maggior numero possibile di iscritti e iscritte e cerchi il confronto con le forze sociali, culturali e civiche che, come noi, si interrogano sulle grandi trasformazioni in atto, sui pericoli e sulle opportunità che esse implicano e sulle modalità di composizione delle contraddizioni e delle ingiustizie che queste generano". Il testo spazia dai pericoli della "privatizzazione del potere pubblico" alle sfide lanciate dall’intelligenza artificiale, alla necessità di costruire una forza alternativa all’attuale maggioranza politica nel Paese, considerando anche l’alta percentuale di astenuti alle elezioni. "Sì, il centrosinistra ha raccolto percentuali importanti di adesioni tra i votanti, e dunque si è conquistato il diritto di governare, ma non possiamo non notare che: in regione tra il 2020 e il 2024 il Pd ha ottenuto 9000 voti in meno; alle amministrative del 2024 a Modena il PD, pur avendo registrato 1.328 consensi in più, é stato scelto da meno di un elettore su quattro. È chiaramente necessario valorizzare la partecipazione e i processi democratici per combattere efficacemente chi pensa di smantellare la sovranità popolare e mettere in discussione la nostra Costituzione".

Da qui la riflessione sul prossimo congresso provinciale del Pd, "su come costruire nuovi percorsi di partecipazione, per rinnovare i processi democratici e condividere una idea di futuro nella quale le potenzialità di ognuno non siano disgiunte, perché nessuno resti indietro, dalla ricerca dell’equità, della sostenibilità ambientale e della giustizia sociale. Ci basta un partito che si limita a organizzare le campagne elettorali? E che, tra una tornata elettorale e l’altra, si limita a ‘osservare’ e ’sostenere’ i propri rappresentanti nelle istituzioni, delegando a questi il rapporto con i cittadini? Gli attuali organismi dirigenti sono effettivamente tali? Non sono pletorici? Valga per tutti l’esempio di una segreteria provinciale di 24 membri, che sembra sommare le forze disponibili, spesso con altre responsabilità politiche e amministrative. Perché non adottare il criterio, da affiancare a quello della parità di genere, di organi dirigenti nei quali la rappresentanza degli eletti sia contenuta entro una determinata soglia?". Segue la sollecitazione ad aprire cantieri di discussione, anche a livello locale, su cambiamenti demografici, nuovo welfare, sistema scolastico, ambiente. Infine, il documento pone l’accento sul nodo delle risorse economiche, sulla situazione finanziaria del partito a Modena che sappiamo essere "pesante e complicata: Non possiamo eludere il tema, far finta di nulla, perché ciò non solo rende difficile agire, ma mette a repentaglio la nostra credibilità. Dobbiamo decidere il da farsi, anche prevedendo (ove necessario) un piano straordinario di raccolta di finanziamenti volontari dagli eletti, dagli iscritti e da quanti vorranno sostenere il futuro del Pd modenese".

Di seguito il documento integrale e i firmatari:

2025 - Congresso provinciale PD - Serve un dibattito vero.

Siamo militanti ed elettori del Partito Democratico che, ritenendo che l’appuntamento congressuale imminente non possa limitarsi all’individuazione del prossimo segretario provinciale, ma debba affrontare importanti problemi politici e organizzativi, propongono alcune riflessioni e proposte, al fine di incoraggiare un dibattito politico approfondito nel PD modenese. Non ci interessa presentare un nostro candidato/a, ma sollecitare un confronto di merito sulle difficili sfide che abbiamo di fronte e che non possono essere risolte con la semplice elezione di una nuova segreteria.

Chiediamo che questa discussione coinvolga il maggior numero possibile di iscritti e iscritte e cerchi il confronto con le forze sociali, culturali e civiche che, come noi, si interrogano sulle grandi trasformazioni in atto, sui pericoli e sulle opportunità che esse implicano e sulle modalità di composizione delle contraddizioni e delle ingiustizie che queste generano.

Stiamo vivendo un passaggio storico cruciale che, sull’onda di innovazioni tecnologiche profonde e di grandi cambiamenti ambientali, climatici, demografici e culturali, apre scenari inediti in termini di pericoli e opportunità. L’intelligenza artificiale sta trasformando il modo di imparare, insegnare, lavorare, produrre, commerciare, comunicare. Si annuncia una “progressiva privatizzazione del potere pubblico” (sono parole del Presidente Mattarella), con il rischio di un vero e proprio esproprio di democrazia da parte delle potenze tecno-finanziarie. Gli Stati costruiti nell’ultimo secolo, e con essi la democrazia che ha consentito a moltitudini senza potere di far sentire la propria voce, sono minacciati da ‘aziende senza patria’ con enormi disponibilità finanziarie, i cui intendimenti sono evidenti: accumulare ricchezze tali da essere svincolate da qualunque effettiva autorità pubblica. Un capitalismo selvaggio che vede nel controllo sempre più sofisticato della vita delle persone e nella disponibilità di sistemi e armamenti sempre più micidiali l’arena della competizione globale per il dominio sul mondo.

Per una forza democratica originata dall’aspirazione alla libertà e all’uguaglianza dei diritti e dei doveri per ogni persona, non è retorico chiedersi come sia possibile rinnovare e rafforzare la partecipazione, il controllo pubblico dello sviluppo, affinché le grandi opportunità che la ricerca scientifica e le nuove tecnologie ci offrono non assicurino ricchezza e potere solo a pochi.

Rivitalizzare il sistema democratico, contrastare le diseguaglianze e promuovere i diritti umani, sostenere il disarmo per porre fine alle guerre, rigenerare l’equilibrio ambientale sono obiettivi ineludibili se vogliamo guardare con speranza al nostro futuro.

Obiettivi che ci impongono scelte nette, a partire dalla scelta europea, perché un continente afono sui dossier decisivi della guerra, della gestione dei flussi migratori, delle politiche industriali, scolastiche, sanitarie, e fiscali ci rende impotenti. La scelta delle destre di bloccare la spinta verso un’Europa federale è in sintonia con gli obiettivi delle grandi ‘aziende senza patria’. Il ciclo storico avviato dopo l’89 (l’allargamento dell’Europa politica) è stato bloccato per l’incapacità di adottare (nel 2005) una Costituzione Europea, ed è stato pesantemente segnato dalla risposta rigorista alle crisi finanziarie. Ora solo con una forte iniziativa politica sarà possibile rilanciare il progetto europeo.

Il voto nelle elezioni europee e amministrative ha avuto risultati importanti per il PD, ma ci parla anche del cantiere tormentato per costruire un’alternativa in casa nostra. Una riflessione che non possiamo rinviare, valorizzando le scelte condivise e affrontando i temi che impediscono la creazione di una coalizione credibile agli occhi dei cittadini. Conviene discuterne seriamente.

Non bastano obiettivi programmatici slegati da una visione condivisa. Così come non bastano le posizioni “contro”, senza proposte e progetti “per”. La nostra critica puntuale alle riforme istituzionali, alle politiche fiscali, ambientali, sociali delle destre deve essere accompagnata da proposte che rispondono alle preoccupazioni per l’oggi e per il futuro delle donne, degli uomini, dei giovani e degli anziani e che si collocano nel quadro di un disegno ambizioso e innovativo di società, economia, democrazia.

Le ultime elezioni hanno visto il prevalere del centrosinistra, ma non possiamo continuare a sottovalutare il messaggio che viene dall’astensione. Si, il centrosinistra ha raccolto percentuali importanti di adesioni tra i votanti, e dunque si è conquistato il diritto di governare, ma non possiamo non notare che: in regione tra il 2020 e il 2024 il PD ha ottenuto 9000 voti in meno; alle amministrative del 2024 a Modena il PD, pur avendo registrato 1328 consensi in più, é stato scelto da meno di un elettore su quattro. È chiaramente necessario valorizzare la partecipazione e i processi democratici per combattere efficacemente chi pensa di smantellare la sovranità popolare e mettere in discussione la nostra Costituzione.

Il Partito Democratico deve diventare il punto di riferimento politico, ideale e culturale della Sinistra, dei progressisti, dei sinceri liberali, dei laici, dei "cattolici adulti", nel senso della citazione prodiana. E deve interrogarsi su come possa offrire all’associazionismo e al civismo, così forti nella nostra realtà, la possibilità di partecipare all’elaborazione delle scelte di governo, nel rispetto del ruolo di ogni soggetto, ma anche nella ricerca di un futuro condiviso. Da queste aggregazioni viene una domanda di politica che ci interpella e che non sempre siamo stati in grado di ascoltare. Nella società attuale, nel momento in cui vecchie identità e forme di partecipazione appaiono superate, queste energie possono contribuire al rinnovamento della politica e quindi dei partiti che si candidano a un ruolo di governo.

Riteniamo che nell’ambito del Congresso provinciale del PD sia necessario fare una riflessione seria su come costruire nuovi percorsi di partecipazione, per rinnovare i processi democratici e condividere una idea di futuro nella quale le potenzialità di ognuno non siano disgiunte, perché nessuno resti indietro, dalla ricerca dell’equità, della sostenibilità ambientale e della giustizia sociale. Dobbiamo porci le domande e cercare insieme le risposte, perché pensiamo che l’attuale PD non sia ancora nelle condizioni di giocare al meglio questo ruolo.

Ci basta un partito che si limita a organizzare le campagne elettorali? E che, tra una tornata elettorale e l’altra, si limita a “osservare” e “sostenere” i propri rappresentanti nelle istituzioni, delegando a questi il rapporto con i cittadini?

Gli attuali organismi dirigenti sono effettivamente tali? Non sono pletorici? Valga per tutti l’esempio di una segreteria provinciale di 24 membri, che sembra sommare le forze disponibili, spesso con altre responsabilità politiche e amministrative. Perché non adottare il criterio, da affiancare a quello della parità di genere, di organi dirigenti nei quali la rappresentanza degli eletti sia contenuta entro una determinata soglia?

Come possiamo accrescere la partecipazione? Quante intelligenze e risorse umane potrebbero e vorrebbero contribuire, ma non trovano spazi credibili di impegno e di riferimento?

I cambiamenti accelerati che investono anche la nostra realtà, e a cui prestare la dovuta attenzione, già interpellano persone di diversa cultura e con diversa funzione. Come possiamo coinvolgerli, farli protagonisti di una crescita che sia insieme individuale e collettiva, cioè politica? Momenti di approfondimento e di formazione possono essere promossi anche da un partito “leggero”, se vuole assumere una funzione di analisi e di proposta che non sia demandata ai soli amministratori locali.

I ‘cantieri’ di analisi, riflessione, approfondimento e innovazione vanno ben oltre quelli promossi dagli attuali militanti e dirigenti impegnati nei circoli e nelle istituzioni. Ne richiamiamo alcuni:

- quello del sistema scolastico e per la formazione permanente, bisognoso di innovazione e revisioni, a seguito della diffusione dell’intelligenza artificiale e all’evoluzione del mercato del lavoro;

- quello sui processi di rigenerazione ambientale e sociale, per far fronte ai cambiamenti climatici e sociali in atto;

- quello per far fronte ai cambiamenti demografici, climatici e sociali in atto, con una grande attenzione alla gestione del territorio ed alla progettazione delle nuove infrastrutture;

- quello sul “nuovo welfare” sollecitato dai cambiamenti demografici, ambientali, tecnologici e culturali;

- quello sui tempi di lavoro, di studio e formazione, per la socialità e per la cura del proprio contesto familiare ed ambientale.

 

Su questi e altri temi il dibattito e l’elaborazione devono essere solo nazionali o possono essere anche locali? Devono avvenire in contesti chiusi e ristretti o possono prevedere una partecipazione ampia di intelligenze e sensibilità preziose diffuse nella società?

Infine: basta la comunicazione con i cittadini attraverso chat e giornali? Quanti, ad esempio, conoscono le nostre proposte in materia fiscale, o per difendere e rilanciare il sistema sanitario pubblico, o per una legislazione più avveduta in materia di lavoro? La risposta non può che essere sconsolante, tanto più a fronte di una nostra informazione ampiamente “appaltata” a media che altri controllano, mentre i nostri canali di comunicazione diretta (oggi ampiamente più economici dei giornali novecenteschi) sono decisamente sottoutilizzati.

Sappiamo bene che è più facile proporre idee che realizzarle. E sappiamo bene che a ogni organizzazione servono risorse, anche finanziarie. E qui viene l’ultimo punto che intendiamo porre alla discussione: affrontare la situazione finanziaria del PD a Modena, che sappiamo essere pesante e complicata. Non possiamo eludere il tema, far finta di nulla, perché ciò non solo rende difficile agire, ma mette a repentaglio la nostra credibilità. Dobbiamo decidere il da farsi, anche prevedendo (ove necessario) un piano straordinario di raccolta di finanziamenti volontari dagli eletti, dagli iscritti e da quanti vorranno sostenere il futuro del PD modenese.

I promotori, in ordine alfabetico:

Baldini Antonella

Baracchi Tiziana

Barbieri Franca

Barbolini Giuliano

Barozzi Daniela

Bassoli Miranda

Bassoli Sergio

Benatti Elio

Beneduce Marco

Bergonzino Natalino

Borghi Paolo

Borsari Maurizio

Boschetti Luisa

Bulgarelli Vanni

Campana Vanis

Campari Nilla

Caruso Carlo

Casarini Paolo

Caselgrandi Nadia

Cassiani Donatella

Caterino Raffaele

Cocchi Renato

Cornia Cinzia

Costi Palma

Del Carlo Franco

Flammia Angelo

Gallerani Nerino

Guerzoni Roberto

Guidetti Patrizia

Maletti Meris

Maletti Noris

Martinelli Maura

Masellis Giuseppe

Meschiari Marinella

Monari Alves

Motta Dino

Nardocci Franco

Olivero Sarah

Piacentini Enrico

Piccinini Morena

Piccinini Bunella

Righini Virgilio

Rinaldi Alfonsina

Rinaldi Alberto

Roncarati Fausto

Saltini Lucio

Santoro Angela

Santoro Antonio

Scianti Mario

Severi Libero

Silvestri Simone

Solinas Giovanni

Spezzani Giuseppe

Tamborrino Elio

Taverni Ivana

Todaro Giacomo

Vaccari Roberto

Zagni Ivan

Zanotti Romano

Zerbini Claudio