
Ennesimo fatto violento a Modena nella zona di viale Crispi (quindi stazione) all’angolo con Monte Kosica
Modena, 12 marzo 2025 – L’ennesimo accoltellamento. L’ennesimo fatto di sangue che, essendo divenuto ormai ‘normalità’, nella zona è quasi passato inosservato.
Non la brutale aggressione di per sé, quanto piuttosto lo stato di degrado in cui versa il quartiere: qualsiasi gesto preoccupante, ormai, non sorprende più.
Parliamo della zona di viale Crispi (quindi stazione) all’angolo con Monte Kosica dove ieri mattina, una manciata di minuti prima delle 7 un ragazzo di 25 anni è stato assalito e accoltellato alle spalle.
Si tratta di un giovane marocchino che, dopo un diverbio, è stato ferito alla scapola sinistra con un’arma bianca appunto. L’uomo è stato trovato a terra sanguinante.
Sul posto sono accorsi i sanitari del 118 con automedica e ambulanza e il 25enne è stato poi trasferito all’ospedale di Baggiovara, dove è stato medicato e ricoverato in medicina d’urgenza con una prognosi di 20 giorni. Il responsabile, una volta identificato, risponderà sicuramente di lesioni gravissime.
Pare si tratti di un ragazzo del centrafrica: la vittima lo avrebbe indicato ai carabinieri, giunti subito sul posto e che ora si occupano delle indagini di rito.
Non si esclude che alla base del violento litigio vi siano questioni di droga ma, appunto, gli accertamenti non sono conclusi. Mentre i cittadini, ieri mattina, descrivevano l’ennesimo fatto di sangue alcuni ragazzi stranieri dormivano indisturbati sotto al portico, in giacigli di fortuna ricavati con panni e materassi.
“Cosa vuole che le dica? Qui è il Bronx – sottolinea un residente 70enne. Se non altro ci sono scaramucce per strada ma non furti: i ladri non rubano dove vivono”.
A notare l’arrivo delle diverse pattuglie dei carabinieri ieri mattina è stata Yasmine Morelli, titolare del Cafè al Volo. “Ho scelto di aprire qua il bar, due anni fa, perchè se tutti ce ne andiamo lasciamo la nostra città in mano a chi cerca di farne ciò che vuole. Io non ho paura – sottolinea – nonostante ieri mattina mi sia comunque chiusa dentro: al mio arrivo, prima delle 6, c’erano almeno una ventina di persone che dormivano sotto al portico. Non ne avevo mai visti così tanti; contestualmente altri girovagavano. Fra i balordi ho individuato i più ‘sani’ e ho cercato di stringere una sorta di patto di convivenza: se te li metti contro è’ finita. Questa zona – conclude - non è meglio o peggio del Novi Sad, del Parco Ferrari o del centro storico in generale”.
Tra i clienti del bar anche un giovane guineano, frequentatore della zona, Bunacar Soro: “Il problema è che non c’è educazione – tuona – i padri non educano i figli quando dovrebbero essere i padri ad indicare a questi ragazzi la strada da percorrere. Sono arrivato in Italia otto anni fa come rifugiato: ho subito discriminazione al lavoro ma ho capito che siamo noi gli ospiti qua e che se tutti gli italiani scappano; l’Italia sarà lasciata agli stranieri e non è giusto. Oggi qua i bar sono tutti dei cinesi; se nel mio paese ci fosse stato un buon Governo non me ne andavo; io difendo chi difende la patria”.
Ad alzare ancora una volta la voce contro la situazione allarmante che si ‘respira’ in tutta la zona della stazione sono i membri del comitato di viale Crispi. “La situazione è drammatica – sottolinea una residente. Ogni sera ci sono gruppi di tossicodipendenti che si ritrovano e gridano, decine di bottiglie rotte a terra la mattina, montagne di mozziconi e cartine d’argento che utilizzano per il crack. L’ex circolo ferrovieri, secondo i cittadini si è trasformato in un covo di spacciatori ed assuntori: noi la sera non usciamo più e, anzi, cerco di rincasare prima rispetto ai normali orari di lavoro. Vicino al cavalcavia - l’unica sera che siamo usciti per festeggiare un compleanno – la situazione al ritorno era terrificante. Scriviamo al sindaco praticamente ogni giorno – rimarca - perchè sinceramente noi non ne possiamo più. Almeno le telecamere possono aumentarle ed installarle in tutto il portico? Abbiamo bisogno anche di più illuminazione e di un presidio fisso. Chi sarà il prossimo ad essere accoltellato? Noi viviamo isolati socialmente, con la paura di uscire di casa. Le persone hanno paura pure a venirci a trovare”.