Modena, "innovazione e prodotti mirati. Così restiamo leader in America"

Il presidente di Confindustria Ceramica, Vittorio Borelli: "Mercato in costante crescita"

Vittorio Borelli, presidente di Confindustria Ceramica

Vittorio Borelli, presidente di Confindustria Ceramica

Orlando (Usa), 6 aprile - «La crescita dei consumi di piastrelle di ceramica sul mercato americano è strutturata e sostenibile» secondo Vittorio Borelli, presidente di Confindustria Ceramica. E «più che il 6% nel 2016, quello che assume valore è la media degli ultimi 4 anni (prossima al 7% annuo) e il fatto che nell’ultimo biennio si sia stabilizzata su ritmi simili. La competizione tra importazioni e produzione locale vede un testa a testa dove nessuno erode quote all’altro, ma entrambe crescono di buon passo. Per chi fa impresa, questa è la migliore situazione possibile perché permette di pianificare ed organizzare meglio la propria attività».

Nella giornata del Coverings (la grande fiera della ceramica in corso a Orlando, in Florida), dedicata proprio all’Italia e in particolare alle aziende del distretto sassolese, il presidente Borelli parla di generale «ottimismo» e di «fiducia» in una graduale ripresa che si traduce in sempre più consistenti segni più.

«La ceramica venduta negli Stati Uniti vale 3,5 miliardi di dollari confermando l’importanza economica di questo materiale nel quadro delle hard surfaces, il cui peso – secondo Borelli – è prossimo al 15% del consumo globale. Se analizziamo in termini dinamici i numeri, possiamo osservare che la ceramica ha registrato una crescita continua nel tempo e che oggi è a pieno titolo uno dei materiali tenuti in maggior considerazione tra gli acquirenti».

Presidente Borelli, che peso ha l’Italia in questo contesto? «L’Italia è il primo paese fornitore estero degli Stati Uniti, se guardiamo la classifica secondo i fatturati. Lo era anche negli anni scorsi, ma nel 2016 si è verificato un fatto assolutamente degno di nota: la nostra quota è cresciuta di un punto percentuale. Un risultato che, dalle prime evidenze del 2017, sembra destinato a consolidarsi ulteriormente».

E questo nonostante i prezzi dei prodotti italiani siano decisamente più alti degli altri. «L’Italia ha il prezzo medio maggiore, quasi pari al doppio della media di tutti i paesi importatori, e che distanzia in modo significativo sia i Paesi ad elevati volumi che quelli più piccoli. Dietro a queste cifre leggiamo l’apprezzamento del consumatore ed utilizzatore americano per i prodotti italiani che, nel corso degli ultimi anni, si sono particolarmente evoluti nel segno dell’innovazione, del design e delle performance tecniche».

Il segreto per conquistare il mercato americano? «Essere market leader, anche se in coabitazione con il Paese che ci ospita, è un fattore di straordinaria importanza, che viene chiaramente percepito dal consumatore americano. Una leadership che stiamo consolidando sia attraverso continui investimenti in tecnologia nelle nostre fabbriche americane, sia nella progettazione e realizzazione di specifiche collezioni di prodotti pensate proprio per rispondere a tutte le esigenze di questo strategico mercato».

Cosa vi aspettate da questo ultimo Coverings che, a detta di tutti, è l’edizione dei record, anche per il numero degli espositori? «Le aspettative che riponiamo in questa edizione di Coverings sono molto alte, grazie alla buona intonazione del mercato testimoniata dalla forte crescita degli housing starts e dagli altri indicatori del mercato delle costruzioni, oltre che dal clima di attesa e di fiducia della popolazione».

Recentemente è stato firmato un accordo di libero scambio Ceta tra Canada ed Europa: cosa significa per il settore ceramico? «L’azzeramento reciproco dei dazi sugli scambi ed una forte attesa di un incremento delle nostre esportazioni».

Ma c’è invece preoccupazione per le decisioni dell’amministrazione Trump circa i dazi... «Le recentissime dichiarazioni dell’amministrazione statunitense verso una probabile imposizione di dazi ad alcuni prodotti europei è qualcosa che spaventa perché ogni chiusura al commercio internazionale è situazione nella quale ci perdono entrambi. E che nel nostro caso, sarebbe ancora più negativa anche per le aziende che hanno fabbriche qui, perché impossibilitate ad offrire una gamma completa al mercato».

Ci sono rischi concreti? «I rischi ci sono ma crediamo possano e debbano essere superati, mantenendo i nervi saldi ed avendo la consapevolezza che solo dai liberi commerci – basati su criteri di Fair Trade e di correttezza commerciale – è possibile aumentare il benessere e la ricchezza di tutti».