
Ieri il tavolo di consultazione. Il rettore Calcagnini: "Siamo di fronte a sfide sempre più pressanti. Ma ci sono anche opportuniità"
In attesa del dato definitivo, il numero di nuovi immatricolati dell’Università di Urbino rimane per ora stabile: alla rilevazione del 6 gennaio, quelli dell’anno accademico in corso sono 4.366, cifra identica rispetto allo stesso periodo del 2024.
Tuttavia, le sfide che l’Ateneo deve e dovrà affrontare nel prossimo futuro, a partire dal calo demografico, sono sempre più pressanti e ieri i suoi vertici hanno spiegato agli enti e alle realtà locali e regionali quali siano, quanto potranno pesare e come ci si stia preparando a fronteggiarle, nel tavolo di consultazione di inizio anno. "Sono sfide e opportunità non solo per noi, ma per il sistema universitario italiano – ha detto il rettore, Giorgio Calcagnini –. Il calo demografico è importante, entro qualche anno avremo uno scalino verso il basso nel numero di giovani che finiranno le scuole superiori, che si rifletterà sulle iscrizioni agli atenei, mentre i movimenti da Sud a Nord si fanno sempre più forti: le Marche sono sempre state in equilibrio tra entrate e uscite di studenti, ma nel 2022 c’è stato per la prima volta un segno negativo. Piccoli numeri, che potrebbero non essere un trend, ma che disturbano. C’è poi la sfida posta dalle telematiche. Sottolineo ancora che noi non abbiamo un’offerta formativa online, crediamo nell’attività in presenza, dopodiché, gli investimenti fatti nella tecnologia durante il covid li possiamo usare per alcune attività didattiche. Però le telematiche sono un fattore importante. Dall’anno prossimo, poi, l’accesso alle facoltà di Medicina sarà libero. Anche se dai miei colleghi rettori sento dire che non possano raddoppiare gli immatricolati, perché non avrebbero spazi, la probabilità che gli studenti rimangano in altre città anche se il periodo di prova non andasse bene è alta e questo pesa sulle sedi che non hanno Medicina. Infine, c’è stata una riduzione del Fondo per il finanziamento ordinario delle università. Sappiamo della crisi non ancora conclamata nella società e nell’economia del Paese, quindi contenere alcune spese è legittimo, ma il problema che abbiamo sottolineato, come Conferenza dei rettori, è che il finanziamento per il 2024 ci sia stato comunicato solo a metà ottobre 2024. Un ritardo che abbiamo chiesto non si verifichi più".
C’è poi un ultima sfida che si pone per il 2025 e che sta assorbendo intensamente l’Ateneo: nove anni dopo l’ultima volta, a giugno l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) tornerà in visita alla Carlo Bo, per la periodica valutazione sull’assicurazione dei processi di qualità e sulla correttezza delle procedure a cui sono sottoposte tutte le università. Una valutazione che è necessario sia almeno sufficiente, per poter continuare a conferire titoli di laurea.
"Sono fiducioso e sono sicuro che le cose siano cambiate rispetto al 2016, quando, per la prima volta, provammo a costruire un piano strategico – conclude il rettore –. Però è una cosa importante, ci impegna molto, perché crediamo che l’Ateneo abbia fatto passi avanti importanti, per esempio sul significato dei processi di assicurazione della qualità, che allora non conoscevamo".