Raffaele Balzano è il nuovo preside dell’Istituto professionale Benelli. Ingegnere elettronico, già dirigente scolastico al liceo scientifico Torelli di Fano e all’Istituto comprensivo Tonelli di Pesaro, Balzano ha preso il testimone dalla preside Anna Maria Marinai, in pensione dal primo settembre. Il suo curriculum è lungo otto fogli. Ma tra le esperienze a lui più care e che racconta con orgoglio ci sono sicuramente i tre anni trascorsi, da insegnante di scienze e tecnologie informatiche, all’Istituto tecnico industriale Ferraris con sede a Scampia, nota scuola di frontiera, nel napoletano. Sorridente, empatico, rigorosissimo, Balzano è pronto alla nuova avventura. Ieri, primo giorno di scuola ha incontrato, in aula magna, le cinque classi prime del Benelli, mentre nei prossimi giorni passerà ad una a una, tutte le altre. "Incontrerò una classe per volta, non tutte insieme – spiega – proprio perché, per me, ogni individuo ha il suo valore. Non mi piacciono i grandi numeri".
Preside, che cosa ha capito della scuola di cui ha preso il timone?
"Il Benelli ha delle potenzialità enormi".
Cosa l’ha indotto a pensarlo?
"E’ una scuola tagliata sulle professioni del futuro: ha sezioni che vanno dalla elettronica alla meccanica oltre a formare operatori nelle produzioni chimiche, biotecnologiche, nel settore del benessere, odontotecnico e dell’ottica".
Pare che lei abbia già delle idee in cantiere...
"Vero. Vorremmo offrire un nuovo indirizzo legato alle biotecnologie. Con le collaborazioni che ereditiamo e con quelle che potremo attivare, ho trovato spazi di manovra importanti".
A quali collaborazioni si riferisce?
"Una su tutte l’Università Politecnica delle Marche: questa usa i nostri laboratori. Se il Benelli non fosse stato all’altezza delle prospettive della Politecnica, non sarebbe rimasta in piedi la sinergia: sarebbero migrati altrove. Poi stanno arrivando proposte di partnership dal mondo esterno molto stimolanti".
Cosa pensa delle scuole professionali?
"Sono anche una eccellenza educativa. In linea di massima lo studente che frequenta un professionale ha predisposizioni che passano prima per la parte esperienziale e poi teorica. I modi di apprendere non sono tutti uguali".
Cosa è per lei una scuola di frontiera?
"Una dimensione caratterizzata da situazioni che possono rappresentare una criticità. Le persone che frequentano una scuola di frontiera sono, invece, sempre una risorsa e mai un problema. Il nostro compito è rendere centrale la scuola e valorizzare i talenti".
Solidea Vitali Rosati