Covid, come funziona la cura per ritrovare gusto e olfatto

Il reparto di Otorinolaringoiatria di Marche Nord diretto dal dottor Luca D’Ascanio ha una lista di pazienti lunghissima e provenienti da tutta Italia. Tra pennarelli odorosi e ’fisioterapia nasale’, ecco come fanno a ritrovare il gusto della vita

Covid, il test per l’olfattometria

Covid, il test per l’olfattometria

Pesaro, 26 maggio 2021 - Occhi bendati, mascherina sotto il mento. Sul tavolo un centinaio di cilindri bianchi con i tappi colorati. La dottoressa ne sceglie tre: sfila i tappi, li avvicina al naso della paziente. Tre secondi di suspence, le narici che si dilatano. Poi il miracolo. Se si potessero vedere gli occhi, probabilmente brillerebbero. Ma parla il viso, che si allarga in un ampio sorriso. "E’ questo", dice compiaciuta. E la dottoressa annuisce. Sorridendo anche lei. "Sì, brava, era quello l’odore diverso".

Marche verso la zona bianca dal 14 giugno

La dottoressa Cristina Cingolani fa parte, insieme a Federica Vitelli, dell’équipe del dottor Luca D’Ascanio, che dall’ottobre scorso ha messo a punto un protocollo sperimentale per il recupero del gusto e dell’olfatto compromessi o del tutto persi dopo il Covid. "Quando tutti si preoccupavano, anche ragionevolmente, della sola sopravvivenza – dice D’Ascanio – noi cominciavamo a percepire i primi segnali di una serie di problemi che avrebbero poi interessato una platea sempre maggiore di persone".

Era una percezione talmente netta, che fu la stessa dottoressa Cingolani ad acquistare a sue spese, facendoselo inviare direttamente dall’Olanda, il primo kit tedesco per l’olfattometria: cilindri odorosi (dalla pera all’acquaragia), del tutto simili a pennarelli, che permettono di stabilire non solo la quantità di olfatto residuo, ma anche la qualità. Perché capita anche che gli odori si percepiscano, ma in maniera del tutto sballata. Caso tipico è quello del caffè che sembra sempre bruciato. Ma c’è addirittura chi scambia un odore per un altro.  

"Quando ho cominciato la terapia – spiega la paziente, Elena Marini, 40 anni – non sentivo praticamente più nulla. Nemmeno l’odore della pelle delle mie bambine. Figuriamoci il cibo: percepivo solo la consistenza". Quello che infatti molti non sanno, è che sono pochi i sapori che si percepiscono attraverso la lingua.

"La lingua sente solo il dolce, il salato, l’amaro e l’acido – spiega il dottor D’Ascanio –. Tutti gli altri sapori, soprattutto se più complessi, si percepiscono attraverso il naso, grazie a delle particelle odorose che il cibo emana". Questo spiega perché, ad esempio, i fumatori siano i più difficili da riabilitare; ed anche perché alla perdita di gusto e olfatto non si associ solitamente una sorta di inappetenza con conseguente perdita di peso. Anzi. "Succede che i pazienti – spiega D’Ascanio –, nell’intento di risvegliare sensazioni olfattive, mangino più dolci del normale. Perché sono quelli che sentono, attraverso la lingua".

Ieri , nel reparto di Otorinolaringoiatria del Santa Croce di Fano, c’erano pazienti di Bari, Pescara, Bergamo, Reggio Emilia... Tornavano in reparto dopo due mesi di terapia a casa, nella quale sostanzialmente avevano svolto una ’ginnastica nasale’ odorando ogni giorno una serie di olii essenziali associati al prodotto vero. Perché anche l’occhio, in questi casi più che mai, vuole la sua parte. Decine di pazienti al giorno, tutti i giorni da tutta Italia, confinati in un limbo inodore. Gente a cui non mancano solo i profumi, ma persino le puzze. Perché "l’olfatto è il senso del ricordo e del desiderio" scriveva Rousseau.

Ovvero quando sentiamo un odore, la nostra percezione si colora di una certa emozione, spesso legata a un ricordo più o meno consapevole. "La vita senza odori? Del tutto piatta" racconta Elena Marini, a cui quest’esperienza ha fatto scoprire che le sue bimbe si abbracciano, si baciano, e non di meno si annusano.

E la scoperta delle recondite e meravigliose facoltà del nostro naso, stanno stuzzicando anche settori extrasanitari. "Ci hanno contattato delle aziende – dice D’Ascanio – interessate a sviluppare questo ambito. Ad esempio un’azienda alimentare vorrebbe commercializzare delle essenze commestibili che riproducono un cibo fisico. Un’altra ditta ci ha contattato per commercializzare dei ’Senses box’. Per non parlare di tutte le richieste che ci arrivano dall’Associazione italiana sommelier e dagli Istituti alberghieri. Tutti settori che non hanno nulla a che vedere con il covid, ma su cui il covid ha risvegliato un interesse. Su questo Marche Nord ha fatto da apripista in Italia, merito anche della direzione ospedaliera che ha colto immediatamente il nostro input". Intanto per le visite c’è una lista d’attesa di un mese e mezzo.