Covid, ripartenza difficile. "Il mio locale, 10mila euro di spese al mese"

Pesaro, l'esperienza di Enrico Ricci, titolare col fratello dell’omonimo ristorante alla Torraccia

Enrico Ricci, titolare assieme al fratello del ristorante pizzeria Ricci

Enrico Ricci, titolare assieme al fratello del ristorante pizzeria Ricci

Pesaro, 2 ottobre 2020 - Dal 18 maggio hanno rialzato le serrande del locale. Ma il Coronavirus ha cambiato anche il loro modo di lavorare. Chi è rimasto in piedi, non nega di dover "tirare a campare". Enrico Ricci, noto ristoratore pesarese, titolare assieme al fratello del ristorante pizzeria ‘Piazza Ricci’ in zona Torraccia, non ci gira troppo intorno: "Durante il lockdown abbiamo avuto grosse difficoltà, lo Stato non ci ha aiutato". Ricci ha aperto il locale nel 2011 e ha 8 dipendenti.  

Ricci, che aria tira nel settore della ristorazione? "Si tira a campare. Le piccole imprese non hanno ricevuto grandi benefici dallo Stato. Per un ristorante di 250 metri quadrati come il mio, le spese da sostenere ogni mese non sono indifferenti. In pratica, tutti i pagamenti a livello di contributi sono stati solo posticipati. Da qui a dicembre, dovremo pagare una rata di quelli che non sono stati pagati durante il lockdown". Ma lei, nel periodo d’emergenza Covid, non ha chiesto il prestito di 25mila euro alla banca, come hanno fatto altre attività? "Certo. Lo Stato ci ha costretto a prendere il mutuo di 25mila euro dalla Banca. Che è stato concesso col tasso dell’1%. Il mio commercialista fece la richiesta e io li ebbi dopo una settimana. Ma non sono soldi a fondo perduto, come quelli che hanno concesso in altri Paesi europei come Inghilterra e Germania. Noi li dovremo restituire. E’ come se continuassero a tenerci in vita con la bombola dell’ossigeno. Le spese sono tante e nessuno ti regala niente". Lei paga l’affitto? "Sì, 3mila euro al mese più Iva. Ma consideri che ho una media di spese fisse che si aggira attorno ai 10mila euro al mese. Tra affitto, utenze, pubblicità, eccetera. In pratica, nei tre mesi di chiusura per Covid, ho accumulato un debito di 30mila euro. E tutte le utenze, come acqua, luce e gas, le abbiamo comunque dovute pagare nel periodo di lockdown". Come si lavora rispetto a prima? "Il movimento c’è, ora siamo rientrati in un clima abbastanza normale. La gente ha meno paura, a parte gli anziani che sono i più timorosi. Ma da quando abbiamo riaperto, ho avuto un calo del 20%. Le cose non andavano benissimo anche negli ultimi 20 giorni prima della chiusura". Cioè? "Mi riferisco al periodo in cui circolavano già le prime notizie sul Coronavirus. La gente usciva poco. In quel periodo, abbiamo fatturato molto meno rispetto all’anno precedente e siamo passati dai 120 coperti giornalieri a 70". Ora quanti ne avete? "Siamo ai 120 coperti di prima. Abbiamo distanziato i tavoli come prevedono le norme anti-covid. Per fortuna, il locale è grande e riusciamo a garantire tutte le distanze". Previsioni per il futuro? "Speriamo che il clima migliori. Per ora, anche le famiglie che vengono a cena tendono a spendere meno rispetto al passato. Quest’estate ci siamo allargati anche fuori con i tavoli e ancora molte persone chiedono di mangiare all’esterno per evitare assembramenti dentro. Staremo a vedere cosa succede. Intanto continuiamo a percorrere la salita".