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Pressioni dopo la multa al figlio. La Cassazione conferma: un anno e 8 mesi all’ex questore

Condanna definitiva per Antonio Lauriola, intervenuto dopo una contravvenzione al primogenito. Il ricorso alla suprema corte è stato giudicato non ammissibile.

Pressioni dopo la multa al figlio. La Cassazione conferma: un anno e 8 mesi all’ex questore

Un anno e otto mesi. E’ stata confermata la condanna decisa dalla terza sezione penale della Corte di Appello di Bologna, nel luglio del 2023, per Antonio Lauriola, ex vicario della Questura di Rimini ed ex questore di Pesaro. La vicenda, com’è noto, ruotava intorno a una multa, quella presa dal figlio, allora minorenne, dello stesso Lauriola. Il ricorso in Cassazione presentato dai legali dell’ex vicario è stato ritenuto non ammissibile facendo di fatto diventare definitiva la sentenza di secondo grado. In Appello, i giudici avevano parzialmente riformato la sentenza di primo grado del tribunale di Rimini. Lauriola era stato assolto, per la particolare tenuità del fatto, dall’accusa di falso, e da quella di peculato "perché il fatto non sussiste".

Per questo motivo l’iniziale condanna a due anni era stata rideterminata in un anno e otto mesi per la sola accusa di "induzione indebita" (senza però il conseguimento di alcuna utilità personale).

I fatti risalgono al 2016, quando il ragazzino venne sorpreso a Marina centro da una pattuglia della stradale mentre era al volante di un’auto (quella della sorella). In quell’occasione aveva sostenuto di avere 18 anni e di aver dimenticato la patente a casa. Gli accertamenti successivi svelarono, invece, che il conducente di anni, in realtà, ne aveva solo 17: il giovane si vide rifilare anche una multa da 3500 euro. Qualche giorno dopo il padre del diciassettenne, Lauriola, allora questore a Pesaro, si presentò al comando della Stradale per chiarire la vicenda. Secondo l’accusa, il funzionario avrebbe chiesto agli agenti di modificare il verbale in modo da far risultare che il ragazzino non si stesse trovando sulla strada, ma stesse guidando all’interno di un parcheggio. Un racconto più lieve in modo tale che il verbale potesse essere annullato. Lui, Antonio Lauriola, aveva sempre respinto ogni accusa, sostenendo di non aver mai fatto alcuna pressione sugli agenti, ribadendo che si era trattato solo di un equivoco.