"Il linguaggio è molto importante per i rapporti umani e a volte è adoperato come una clava, per colpire e demolire definizioni dettate dal buon senso e dall’evidenza. Occorre, per esempio, capire che si può mancare di rispetto alle donne in tanti modi, uno dei tanti è ricorrere ad un linguaggio decisamente scorretto nei loro confronti". Questo cita il libro presentato da Filomena Lamberti che abbiamo incontrato martedì 23 aprile per un progetto organizzato dal comune con la scuola.
In questa occasione abbiamo potuto cogliere una testimonianza importante che ci ha portati a riflettere sulla lingua che utilizziamo tutti i giorni, il nostro italiano, fortemente sessista e poco equilibrato. Arrivati al 2024 ancora troviamo termini solo maschili che, volti al femminile, diventano denigratori, come viene evidenziato da Paola Cortellesi nel monologo al David di Donatello 2018: "Un cortigiano è un uomo che vive a corte. Una cortigiana? Una mignotta. Un uomo di strada è un uomo del popolo. Una donna di strada? Una mignotta". Ancora oggi si sentono frasi come: "Te la sbrighi bene, per essere una donna", "donna al volante, pericolo costante", "non fare la femminuccia", "lascia stare sono cose da maschi", "sii bella e stai zitta!"; questi sono luoghi comuni ormai entrati nella quotidianità che normalizzano un problema così grosso.
Nomi che terminano con la vocale "e", come la sorte, la morte, la mente, sono sempre stati femminili, allora si può tranquillamente dire “la giudice”. Quindi perché ancora oggi utilizziamo difficilmente termini come: avvocata, sindaca?
Benzi Cecilia Benzi, Elisa Traversi, Emilia Maria Pierro
Classe III B