Uccise la moglie, la procura chiede 24 anni "Chiedo scusa, con lei sono morto anche io"

L’omicidio di Natale a Fanano di Gradara: Vito Cangini massacrò Nataliya con 12 coltellate. Era ossessionato dal tradimentoi

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di Elisabetta Rossi

La lettera di scuse dell’omicida, la richiesta di pena della procura. Ventiquattro anni di carcere è il conto presentato dal pm Giovanni Narbone per Vito Cangini, l’80enne, ex saldatore, originario di Sarsina, reo confesso del delitto della moglie ucraina di 61 anni, Nataliya Kyrychok, uccisa nella notte tra il 25 e 26 dicembre 2021, con 12 coltellate, nella loro casa a Fanano di Gradara. Il processo davanti alla Corte d’assise (presidente Giuseppe Fanuli, a latere Maurizio Di Palma) si è aperto ieri mattina ed è subito arrivato alle battute finali. I difensori di Cangini, gli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi, hanno infatti dato il consenso all’utilizzo degli atti di indagine e chiesto di sentire solo due persone. Una figlia dei quattro che l’imputato ha avuto dal precedente matrimonio in Germania. E lo stesso Cangini. Rosario azzurro al collo, t-shirt rossa a coprire la schiena ricurva dagli anni, jeans e sneaker, l’80enne si è alzato davanti alla corte e ha letto un foglio scritto di suo pugno. "Chiedo scusa, ho sempre amato mia moglie Nataliya. Fino alla scorsa estate non abbiamo mai litigato. Io ho avuto sempre paura di passare la mia vecchiaia da solo, come altre persone anziane. Ho sempre cercato di essere una brava persona per mia moglie, ma ora per colpa mia sono solo. È vero che Natalia giocava alle macchinette, lavorava molto e aveva un altro uomo, ma i problemi non si risolvono con la morte. A ripensare a quella notte mi sembra che sia tutto un incubo e non riesco a trovare pace per quello che ho fatto. Chiedo scusa a Nataliya e alla sua famiglia. Con mia moglie sono morto anche io. Mi manca molto".

Prima del padre, ha parlato la figlia Sabrina, venuta dalla Germania, accompagnata da un fratello. Ha detto che il padre non è mai stato geloso con sua madre e che non le ha mai parlato di amanti di Nataliya. Poi è stato il turno del pm Narbone. Omicidio volontario aggravato dal coniugio e dai motivi abietti determinati dalla gelosia, i reati contestati. Il sospetto del tradimento di lei che diventa ossessione. Fino al tragico epilogo della notte di Natale. "Non tutti gli omicidi sono da ergastolo e questo non lo è. La responsabilità di Cangini è evidente – ha spiegato Narbone – Lui si sentiva inadeguato verso la moglie per età e per un intervento che aveva subito. Non era più in grado di dare completezza alla coppia. Non ho motivo di dubitare che sia stato un matrimonio felice. Poi il rapporto si è deteriorato e lui ha maturato l’idea che la moglie cercasse fuori quello che lui non potesse darle. Si era convinto che l’amante fosse il datore di lavoro ma non c’è traccia alcuna sulla relazione, nessun messaggio ambiguo sui telefonini. Sicuramente aveva un altro uomo. Dall’autopsia c’è traccia di un rapporto avuto con persona diversa dal Cangini. Ma comunque è irrilevante, perché lui non ha certezza sull’amante, ma ha ucciso ossessionato dall’idea del tradimento".

Quella notte, lei gli aveva promesso un rapporto sessuale. E lui aveva preso una pasticca di viagra. Ma quando è tornata dal lavoro, si è messa a letto per dormire. E il marito si è infuriato. Come se quella fosse la prova dei suoi sospetti. E l’ha uccisa. "La corte dovrà valutare vari elementi: l’età di Cangini, la sua vita immacolata fino al fatto, la confessione, il pentimento. Questo non è un omicidio da ergastolo. E nel bilanciamento tra attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate chiedo la condanna a 24 anni di carcere". La Corte ha così rinviato al 25 maggio per l’arringa delle difese e la sentenza.