Ravenna, 14 ottobre 2023 – Lo ha adescato in un bar, fingendosi disperata e offrendoglisi sessualmente. Lui, rimasto vedovo da poco ed "emotivamente insicuro" a detta del giudice, in soli tre mesi ha finito per consegnare a quella donna 193mila euro, i risparmi di una vita.
Ecco tutti gli ingredienti di una cosiddetta truffa romantica, per la quale la protagonista principale, Gabriela Lucretia Stoica, 39enne rumena, è già stata condannata in abbreviato a 6 mesi, mentre ora, difesa dall’avvocato Francesco Papiani, è a processo la cugina, nel cui conto corrente finiva il denaro.
L’anziano, un 80enne residente a Ravenna, è parte civile con la tutela degli avvocati Giovanni Scudellari ed Eleonora Raggi. All’uomo è stata inoltre riconosciuta una provvisionale di 100mila euro a titolo risarcitorio, soldi che tuttavia difficilmente gli saranno restituiti.
Ieri, sentito in aula, alla domanda del perché abbia dato in soli tre mesi così tanti soldi a una sconosciuta, ha detto: "Da un lato per umana pietas, dall’altro – ha ammesso – perché sono un allocco".
L’uomo aveva incontrato le due donne nel luglio 2018 in un bar di Lido Adriano. La 39enne, in particolare, lo aveva reso partecipe delle sue difficoltà, dell’essere orfana, abbandonata dal marito rumeno e costretta ad affrontare una causa per ottenere l’affidamento della figlia, che subito lo avevano indotto a consegnarle con un bonifico la somma di 18mila euro. Tra i due era così nata una breve relazione affettiva, in un’occasione anche di natura sessuale, mentre la maggior parte dei contatti successivi sono avvenuti al telefono quando la donna era già tornata in Romania. Mosso a compassione da quella storia strappalacrime e dall’affetto provato per lei, forse nell’illusione che sarebbe diventata la sua nuova compagna di vita, l’anziano si è lasciato manovrare e prosciugare il conto.
In particolare, lo ha successivamente convinto a consegnarle denaro, con più bonifici fino a sfiorare la somma esorbitante di 200mila euro, per sbloccare un presunto contratto di vendita di un terreno in Romania, per il quale ad ogni nuovo interessato che si faceva avanti servivano altri soldi per rescindere il contratto precedente o per risolvere problemi con le banche. A rendere credibile la messinscena si era messo di mezzo anche un complice, un sedicente avvocato rumeno, che agli occhi dell’ottantenne aveva reso ancora più credibile la vicenda.
A interrompere l’emorragia patrimoniale erano stati la figlia e il genero della vittima, dopo essersi accorti di quegli esborsi tanto cospicui in un lasso di tempo molto limitato. Dalle successive indagini dei carabinieri era poi emerso che la Stoica, scrive il giudice nella prima sentenza, "faceva parte di un più ampio gruppo familiare attivo in zona per diverse truffe ai danni di uomini anziani, dai quali con espedienti tipici delle truffe sentimentali, riuscivano a farsi consegnare ingenti somme di denaro, confidando nel loro silenzio con i familiari per il pudore e la vergogna di dovere confessare di essere stati raggirati da giovani ragazze".