Conte a Ravenna da Eni: "Energia da moto ondoso, progetto innovativo"

La visita del premier: "Queste idee possono costituire un nuovo modello di politica industriale". Descalzi: "Dal 2021 elettricità dal mare nelle piccole isole"

Conte con Emma Marcegaglia, Fabrizio Palermo, Claudio Descalzi, Michele De Pascale

Conte con Emma Marcegaglia, Fabrizio Palermo, Claudio Descalzi, Michele De Pascale

Ravenna, 28 ottobre 2019 - È il giorno del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Nel pomeriggio, è stato a Marina di Ravenna per la presentazione del progetto Eni Inertial Sea Energy Converter o ISWEC, per la produzione di energia dal moto ondoso (foto). L’impianto, presentato nel marzo scorso durante Omc, è attualmente in funzione nei pressi di una delle piattaforme di Porto Corsini.

"L'Italia si conferma Paese in grado di sprigionare competenze incredibili e metterle a sistema a beneficio delle generazioni attuali e future. Voi siete campioni nazionali, riuscite a fare cose incredibili che il mondo ci invidia, vi prego di continuare così, abbiamo bisogno di voi e del vostro coraggio. Fare sistema è l'unica strada". Con queste parole Conte, si è rivolto a Eni, Cdp, Terna, Fincantieri, ma anche alle molte aziende dell'indotto presenti nella sala del Distretto Eni in cui è stato presentato il progetto. 

"Progetti come questo della 'Culla dell'energia' - ha proseguito - possono costituire un nuovo modello di politica industriale. Lo Stato può esprimere capacità di indirizzo per orientare i modelli produttivi strategici per il Paese. Compito della politica non può essere quello di effettuare un impossibile pianificazione di attività economica, perché non è pensabile un ritorno al dirigismo, ma neanche un completo disinteresse".

Conte si è detto entusiasta del progetto di Eni: "è fortemente innovativo, ideato e realizzato da una filiera completamente italiana". "Il mare - ha ricordato Conte - è la più grande fonte di energia rinnovabile in potenza. Racchiude energia per 2 terawatt, quasi il consumo annuo di elettricità dell'intero pianeta. Entro il 2050 potremo installare circa 100 GW di potenza con tecnologie che traggono energia da onde e maree per soddisfare fino al 10% della domanda energetica europea annua".

Il progetto, ha sottolineato ancora, "ha zero emissioni inquinanti e un basso impatto paesaggistico, ecco perché cercheremo di orientarlo verso le isole più piccole che vengono alimentate da energia che non è affatto pulita e molto più costosa. Questo mi rende orgoglioso di essere presidente del Consiglio dell'Italia".

"Dal 2021 cominceremo a fornire energia alle piccole isole" con il nuovo sistema Iswec, ha annunciato l'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi, presentando a Ravenna il progetto in collaborazione con Cdp, Terna e Fincantieri, alla presenza del presidente del Consiglio.

"Oggi - ha detto Descalzi - siamo qua per firmare un importantissimo accordo, perché, prima di tutto, è con realtà e industrie italiane di altissimo livello. Con Cdp, Terna e Fincantieri dobbiamo fare squadra per riuscire in questo progetto, che finora non è riuscito benissimo in giro per il mondo".

Descalzi ha ricordato che il lavoro è cominciato "tre anni e mezzo fa, con il Politecnico di Torino come grandissimo partner. Abbiamo creato qualcosa che adesso funziona, perché non tocca l'acqua, non è immerso, è completamente coibentato, non subisce l'aggressione del mare".

Insomma, "è una tecnologia che permette di sfruttare in tutti i suoi movimenti l'onda marina, anche impercettibili. L'abbiamo sperimentato nel mare più calmo possibile. È come una grossa boa e non dà alcun fastidio".

Il primo passo concreto, ha spiegato ancora l'a.d., "sono 118 di queste piccole o grandi barche per una prima fase di 12 MW: non sono tanti ma neanche pochi. Entro un anno e mezzo vogliamo cominciare a lavorare con questa energia nelle isole, che consumano energia e la pagano 4-5-6 volte in più che in continente perché usano gasolio e producono Co2. Localizzare piattaforme vicino alle isole darebbe energia continua".

In più "può essere completato con le batterie e il fotovoltaico per avere un sistema energetico che è più flessibile ma sul quale possiamo fare conto". Insomma, ha concluso, riducendo i costi "vogliamo realizzare un prodotto industriale molto robusto e cominciare anche a esportarlo". 

La presenza del premier Conte è importante non solo per gli accordi che verranno sottoscritti per la produzione di energia da fonti alternative . Per la prima volta – dopo l’imposizione del blocco di ogni attività oil&gas – il premier tocca con mano cosa significa estrarre gas in Adriatico, attività che avviene con sostenibilità ambientale e sicurezza nel lavoro da 60 anni. Si tratta del primo incontro pubblico tra Conte (presidente del Consiglio dell’attuale governo, ma anche di quello precedente) e le realtà che rappresentano le attività produttive legate all’estrazione di gas. Due giorni fa, in una intervista a Milano Finanza, l’ad di Eni, Descalzi, riferendosi a Ravenna, ha detto che «I nostri investimenti sono stanziati ma restano fermi. La nostra a Ravenna è una presenza storica, di gas nell’Adriatico ce n’è ancora molto e invece rischiamo di esporci a prezzi più alti perché dovremo importarlo». I sindacati hanno chiesto a Conte di aprire un tavolo tecnico per affrontare la crisi occupazionale del settore oil&gas. Le imprese del comparto ormai lavorano soltanto su commesse per l’estero.

«La crisi del settore – scrive in una lettera a Conte il presidente del Roca, Franco Nanni - ed ancor più il blocco delle attività con il DL 11 ter, hanno creato una situazione di seria crisi con la conseguente perdita di posti di lavoro e la chiusura di aziende con un’alta tecnologia. Centinaia di cassaintegrati di aziende in crisi rischiano la perdita definitiva del posto di lavoro».

Nel Mare Adriatico «abbiamo ancora grandi riserve di gas metano che non vengono sfruttate. È il combustibile meno inquinante necessario per la transizione. È stata bloccata tale produzione di gas per importarlo dall’estero con maggiori costi, più inquinamento e perdita di posti di lavoro. Le nostre riserve potrebbero alleggerire le importazioni e soprattutto, se sfruttate, darebbero lavoro alle nostre aziende. Saremmo lieti di poterla incontrare in occasione della sua visita a Ravenna e di illustrare la situazione e il peggioramento che si prospetta. Vi sono iniziative che a nostro parere potrebbero evitare di perdere un settore strategico per la nostra economia con competenze che potrebbero essere utilizzate negli auspicabili impianti di energia pulita».