"Donate qualche ora per aiutare i più poveri"

Il centro d’Ascolto della Caritas lancia un appello: servono sostegno e volontari per fronteggiare l’aumento di assistiti di mensa e dormitorio

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La pandemia e i pesanti effetti lockdown della primavera del 2020 si fanno ancora sentire sul tessuto sociale del nostro Paese. La primavera del 2020 precipitò nella povertà una quantità di persone impensabile fino a poco tempo prima, con un forte aumento di richieste, in molti casi da parte di categorie di popolazione nuove, ai centri di aiuto. Da allora la situazione sul fronte della povertà è leggermente migliorata, pur rimanendo grave. "Se nel 2020 le richieste di aiuto alla Caritas furono del 100% più alte rispetto alla media dei cinque anni precedenti, oggi quella stessa percentuale è intorno al 50%", fanno notare il direttore della Caritas diocesana Marco Ferrini e la responsabile dell’osservatorio Caritas Maria Chiara Lama.

I dati raccolti dal centro di ascolto della diocesi, che con le venticinque Caritas parrocchiali copre i territori di Faenza, Brisighella, Marradi, Modigliana e Tredozio, ma anche quelli di Russi, Bagnacavallo, Cotignola, Solarolo, Fusignano, Alfonsine e Sant’Agata, dicono che l’onda lunga del dramma cominciato con i primi mesi della pandemia non è finita. Tanto che è stata attivata ‘Aiutaci ad aiutare’, che è contemporaneamente una raccolta fondi e un invito a donare qualche ora del proprio tempo, al servizio della mensa, della distribuzione di viveri o vestiario, o del dormitorio notturno. Pur avendo incrementato il numero di volontari in campo – "i più giovani si sono messi a disposizione proprio nel periodo della pandemia" – le necessità sono ancora molte. Basti pensare che le persone incontrate al Centro di ascolto, da gennaio a luglio 2021, sono state 381 (per il 52% donne, mentre gli italiani sono circa un quarto del totale): per loro viene normalmente progettato un percorso di lungo termine per l’uscita dalla povertà.

Numeri da capogiro anche alla mensa, dove vengono cucinati più di 800 pasti al mese (7200 in totale da inizio anno), o per il nuovo dormitorio di San Domenico, che ospita normalmente trenta persone. Cifre molto probabilmente destinate a un nuovo peggioramento, dal momento che sono circa cento gli sfratti in procinto di diventare esecutivi nel territorio faentino: l’ennesimo colpo di coda di un allarme povertà ormai sistemico.

Ci sono poi persone che manifestano altre necessità: uno dei prodotti della pandemia sono gli uomini di mezza età, o leggermente più anziani, caduti all’improvviso nella più atroce solitudine. "Molti di loro si sono messi in comunicazione con noi anche solo per avere un qualche tipo di contatto umano". Fra questi c’è chi ha voluto sdebitarsi immediatamente, e ha continuato a farlo per settimane, "come un anziano che ogni mattina, a chi gli portava a casa il pasto, donava un paniere di dolci fatti in casa, che nel frattempo aveva preparato". A cambiare, nel corso degli ultimi due anni, sono state anche molte abitudini: "ad esempio è stata eliminata la plastica dal servizio take-away, che ora usa piatti compostabili". Sfiorano il migliaio (898 per l’esattezza) le persone incontrate invece nelle Caritas parrocchiali: il 36% di loro sono italiani, per un’età media di circa 49 anni. Anche in questo caso le donne sono la maggioranza: il 61%. "Le loro richieste sono spesso focalizzate sul materiale scolastico per i figli, come libri e cancelleria", precisa Chiara Lama. "Donne in grande difficoltà ma che non rinunciano a dare ai figli gli strumenti per avere successo a scuola, e dunque, in prospettiva, nella vita futura".

Filippo Donati