"Finti contratti agli stranieri". Sei persone a processo. L’accusa è di truffa in concorso

Secondo quanto fin qui ipotizzato dall’accusa, le pratiche costavano attorno ai 3.500 euro ma si concludevano sistematicamente con il rigetto. Tra gli accusati anche madre e figlia.

"Finti contratti agli stranieri". Sei persone a processo. L’accusa è di truffa in concorso

"Finti contratti agli stranieri". Sei persone a processo. L’accusa è di truffa in concorso

L’indagine era partita nel novembre 2019, quando in caserma si erano presentati "uno straniero con la nipote per fare querela: ritenevano di essere stati truffati dall’agenzia a cui si erano rivolti per fare giungere dal Marocco alcuni loro parenti".

È entrato nel vivo ieri mattina con la deposizione di 9 testi dell’accusa - tra cui il maresciallo Raffaele Dovere dell’Arma che ha seguito l’indagine - il processo che vede imputate sei persone accusate a vario titolo di truffa in concorso e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tre di queste a suo tempo erano finite ai domiciliari (oggi sono libere). Si tratta della 63enne Lia Apostoli Monti e della figlia 31enne Maria Antonietta Apostoli Monti, oltre che del 75enne Marcello Frassineti. Un cittadino di origine algerina si è costituito parte civile con l’avvocato Andrea Maestri (figurano altre sei parti offese originarie di Marocco e Pakistan).

Secondo quanto precisato dal teste davanti al collegio penale, presieduto dal giudice Antonella Guidomei, e al pm Raffaele Belvederi, l’agenzia finita nel mirino degli investigatori "si trovava in via Cesarea". In quanto all’esito delle pratiche, "era stato negativo: alla nipote dello straniero era stato detto più volte che ciò era stato a causa del covid".

Gli accertamenti avevano poi preso la strada di "prefettura, ispettorato del lavoro e questura sia in relazione al decreto flussi che al decreto emersione". È venuto fuori che "dall’agenzia erano state inoltrate numerose istanze per regolarizzare la presenza di stranieri" e una sola "era stata accettata". In particolare c’erano state "svariate richieste in favore di numerosi stranieri in qualità di colf: il parere era stato negativo per via del reddito: il limite è di 20mila e solo per un soggetto non autosufficiente il limite non c’è, ma ci fu un unico caso". Frassineti "presentò nel 2020 cinque richieste per emersione colf: tutte negative". Figurano poi "altre quattro istanze per il decreto flussi per le quali era stata indicata la società Topotip" peraltro "risultata non censita".

Tra gli altri nelle medesima udienza, andata avanti per diverse ore, sono stati ascoltati un funzionario della prefettura e uno dell’ispettorato, oltre a diversi stranieri. Si tornerà in aula a fine settembre quando verranno sentiti i testi della difesa oltre agli imputati i quali hanno evidentemente scelto il dibattimento per dimostrare la loro estraneità alle contestazioni mosse.

Secondo quanto fin qui ipotizzato dall’accusa, le pratiche costavano attorno ai 3.500 euro. E ruotavano attorno a documenti rilasciati da imprenditori compiacenti e risultati fittizi: tanto che ogni pratica di regolarizzazione finiva con l’essere sistematicamente rigettata dall’ufficio Immigrazione della questura. Uno spaccato investigativo che nel dicembre 2020 aveva portato alle tre misure cautelari.