
Inquadrato dal pm come amministratore di fatto del Centro Medico Riunito. Secondo la difesa non c’era invece prova che fosse davvero lui.
Il collegio penale del tribunale di Ravenna, presieduto dal giudice Antonella Guidomei, ha condannato ieri mattina il 54enne Gianluca Re a sei mesi di reclusione per indebita percezione di erogazioni pubbliche in concorso (articoli 110 e 316 ter del codice penale). L’imputato in particolare è stato inquadrato dall’accusa quale amministratore di fatto della srl ’Centro medico riunito’ di Cervia e dunque colui che nel luglio 2020 aveva fatto istanza per il riconoscimento dei benefici previsti dal decreto rilancio del 2020 (articolo 25) vergato in tempo di covid. Nel dettaglio la procura aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione; il collegio penale, dopo avere messo in equivalenza le attenuanti generiche con la contestata recidiva, ha ricalcolato l’entità della pena.
Secondo la requisitoria del pm Francesco Coco, l’imputato era il referente della società cervese; era lui a cui le persone si rivolgevano per doglianze o per spettanze economiche. Un contesto, ad avviso del sostituto procuratore, che aveva caratterizzato la richiesta del luglio 2020 con conseguente liquidazione arrivata il 25 settembre.
In quel momento la società, dichiarata fallita con apposita sentenza del 4 maggio 2021 (la procedura fallimentare si è conclusa con decreto del 27 maggio scorso), era ancora formalmente in attività. Secondo il pm, la srl ’Centro medico riunito’ era diventata una sorta di ’bad company’ dato che l’amministratore di fatto aveva aperto un altro poliambulatorio "destinato a svolgere le stesse attività con trasferimento clientela". In tutto questo la crisi pandemica, segnata dalla celeberrima delibera del consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, non era andata ad agire sulla società dato che non stava lavorando: come dire che non aveva subito danni da covid. Nonostante ciò, era riuscita a ottenere 10.340 euro grazie alla domanda - ha concluso l’accusa - dell’amministratore di fatto.
Ad avviso della difesa - avvocato Giampaolo Cristofori - la questione del fallimento non poteva avere alcuna attinenza con quanto si stava discutendo ieri mattina. In merito alla contestazione mossa al 54enne, secondo il suo legale bisognava dimostrare che fosse davvero lui l’amministratore di fatto della srl (il responsabile legale ha a suo tempo scelto un rito alternativo). Bisognava semmai chiamare l’amministratore unico e fare domande a lui. In quanto alla richiesta, era stata presentata telematicamente. Inoltre il 54enne - sempre secondo l’arringa difensiva - svolgeva all’interno della società l’attività di direttore commerciale: era cioè normale che potesse gestire determinati compiti. Ma mancava la prova legata alla contestazione per quella erogazione: per tale motivo in via principale era stata chiesta l’assoluzione. Scontato dunque che, una volta depositate entro 90 giorni le motivazioni, partirà il ricorso in appello.
a.col.