Si gettò con la figlia, Giulia Lavatura ricoverata a Villa Azzurra: chiesta la consulenza psichiatrica

La 41enne, che a gennaio ha ucciso la figlia di 6 anni, lanciandosi dal nono piano, trasferita in clinica. Ha ammesso di non potere stare senza farmaci, riconciliandosi coi familiari che prima della tragedia incolpava

Ravenna, 23 marzo 2024 – Ha lasciato il reparto di Psichiatria di Ravenna ed è stata trasferita nella clinica Villa Azzurra, sulle colline faentine, Giulia Lavatura Truninger, la 41enne di Ravenna che lo scorso 8 gennaio si è gettata nel vuoto dal nono piano della palazzina di via Dradi in cui viveva, portando con sé la figlia Wendy di sei anni e la loro cagnolina, morte nell’impatto.

Il palazzo di via Dradi da cui, lo scorso 8 gennaio, la donna si è lanciata con la figlia
Il palazzo di via Dradi da cui, lo scorso 8 gennaio, la donna si è lanciata con la figlia

Lei, nonostante un volo di 30 metri, si è salvata per miracolo e oggi cammina autonomamente. Tecnicamente, il Gip Andrea Galanti ha modificato la misura da custodia in casa di cura in arresti domiciliari. Intanto il difensore della donna, l’avvocato Massimo Ricci Maccarini, ha nominato il professor Renato Ariatti per redigere una consulenza psichiatrica che dovrà valutare se, al momento del gesto, la donna fosse in grado di intendere e di volere. Ciò anche in ragione del fatto che Giulia Lavatura da una decina d’anni era in cura presso il Centro di salute mentale di Ravenna. Ad oggi la donna, ristabilitasi dal punto di vista fisico – ha eliminato il busto come strumento di ausilio –, agli occhi di chi l’ha vista negli ultimi giorni è apparsa tutt’altra persona rispetto a quella che, in astinenza da farmaci, vedeva tutto nero, anche se il rischio suicidiario resta concreto e la sorveglianza è massima.

Anzitutto, avrebbe preso piena cognizione di ciò che ha fatto ed è consapevole di avere tolto la vita alla figlia, quanto di più caro riteneva di avere al mondo. Avrebbe inoltre acquisito cosapevolezza del fatto che senza farmaci non può stare e non può essere padrona di se stessa. Dalle risultanze della consulenza – che di fatto fa da apripista alla richiesta di una vera e propria perizia psichiatrica, che spetterà ai giudici disporre – si potrà capire se una altrettanto stretta sorveglianza medica, di chi prima l’aveva in cura, avrebbe potuto impedire l’evento.

Se l’astinenza da medicinali la faceva sentire come inghiottita da un tunnel senza luce, oggi Giulia ha ripreso i contatti con il padre e gli altri familiari, gli stessi che nel drammatico testamento, pubblicato su Facebook poche ore prima di lanciarsi nel vuoto, indicava come i colpevoli del suo stato di malessere e dei suoi problemi in casa. La donna, già dal periodo di ricovero a Ravenna, ha ricevuto quotidianamente la visita dei familiari, di fatto assolvendoli e chiedendo scusa. I medici hanno invece valutato non maturi i tempi per un colloquio col marito, il quale a seguito della tragedia aveva a sua volta avuto necessità di supporto psichiatrico.