
Scopri la nuova ala del Mic dedicata al Futurismo, con opere di Marinetti, Balla e altri artisti, esposte dopo 80 anni.
Noi canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne, i cantieri incendiati da violente lune elettriche, le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi. La nuova ala del Museo internazionale delle Ceramiche – all’ultimo piano di quella piramide di vetro che si innalza nel cuore del palazzo voluto da Gaetano Ballardini – si spalanca ai visitatori con la celebre ceramica autografata che Filippo Tommaso Marinetti, il fondatore del Futurismo, dedicò al giornalista Giuseppe Fabbri.
Cantò davvero Marinetti il giorno – o meglio la notte – del suo arrivo a Faenza, alla Bottega Gatti, al culmine di una serata che come da copione si era rivelata movimentata: quell’epopea rivive appunto nella sezione che il Mic ha dedicato al Futurismo, attraverso le opere che Riccardo Gatti e Anselmo Bucci realizzarono su bozzetti di artisti futuristi quali Giacomo Balla, Remo Fabbri e Mario Guido Dal Monte.
Una stagione esauritasi dopo appena un anno – Marinetti era del resto un teorico del rapido avvicendarsi delle generazioni, "I più giovani ci gettino pure nel cestino. Noi lo desideriamo!", scriveva – più brevemente rispetto ad altri filoni artistici della prima metà del Novecento, come appunto l’Art Nouveau e il Déco.
È qui in particolare che tornano ad essere esposte centosessanta opere celate per oltre ottant’anni nei depositi del museo: la direttrice Claudia Casali e il Mic hanno optato per un’esposizione che costituisse una fotografia il più possibile fedele degli allestimenti progettati da Ballardini, integrati dai restauri di varie opere, fra cui quelle danneggiate durante il bombardamento del ‘44.
Quella appena inaugurata è forse l’ala del museo più spiccatamente ‘ballardiniana’: un’intera sezione appare quale una sorta di tributo a Domenico Baccarini, la cui morte precocissima aleggiava sulla nascita del museo, nel 1908, epoca fra l’altro già dominata dalla figura di Galileo Chini, lui pure immancabilmente protagonista di una sezione, così come Domenico Rambelli, Francesco Nonni, Pietro Melandri ed Ercole Drei.
L’ala è pervasa dallo sguardo che l’Art Nouveau e il Déco avevano lanciato sul mondo di inizio 900, rispettivamente con una fascinazione dai tratti inediti per la natura e la figura femminile – vedesi il ‘Vaso con gufi’ dagli accesi toni gialli di Achille Calzi – e attraverso il gusto per i colori e le forme esotiche che facevano capolino in Europa da mondi lontani: prova ne sia il volto femminile in ‘Acqua, terra, cielo, aria’ di Giuseppe Piombanti Ammannati.
In quel ‘primo Mic’ contenuto dentro oggi dentro il Mic del nuovo secolo è possibile leggere la strategia che, attraverso le biennali e le opere fatte arrivate dalle manifatture europee, consentirono a Ballardini di dare a vita a una collezione dopo un secolo ancora unica al mondo.