
Imposta di soggiorno. La Corte dei Conti condanna due hotel a risarcire il Comune
All’hotel si paga la camera più una piccola cifra di solito a parte: si chiama imposta di soggiorno e appartiene al Comune, anche se passa per le mani del gestore della struttura. Un passaggio di danaro che ha creato tanti guai a diversi albergatori, soprattutto davanti alla Corte dei Conti. Ultima a incapparci, in ordine di tempo, è stata la Rv Group srl che, in ragione delle imposte incassate per due strutture ricettive gestite - l’hotel ’Le Conchiglie’ di Marina Romea e l’hotel ’Bella Romagna’ di Casal Borsetti - si è ritrovata condannata a pagare in solido con la sua amministratrice unica pro tempore poco più di 25 mila euro al Comune. Secondo la corte contabile presieduta dal giudice Tammaro Maiello si è infatti trattato di un chiaro danno erariale.
La vicenda, secondo quanto sintetizzato nella sentenza appena depositata, fa riferimento al mancato versamento dell’imposta riscossa tra il 2013 e il 2017. In particolare le indagini, delegate al nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle ravennati, avevano consentito di accertare l’omesso versamento dell’imposta da ’Le Conchiglie’ tra il secondo trimestre del 2013 e il terzo trimestre del 2014; nonché quella del ’Bella Romagna’ dal secondo trimestre del 2013 a tutto il 2017. A quel punto era intervenuta Ravenna Entrate spa, affidataria del sistema di riscossione per il Comune, la quale aveva prima intimato il versamento delle imposte dovute e aveva quindi emesso le conseguenti ingiunzioni al pagamento.
Da parte sua la Rv Group aveva ottenuto la rateizzazione del debito: ma dopo avere pagato le prime dieci rate per Le Conchiglie e le prime nove per il Bella Romagna aveva interrotto con i pagamenti. E così era scattata la revoca della rateizzazione e l’emissione di nuovo avviso di intimazione al pagamento almeno fino al 2017. Perché, per quanto riguarda il Bella Romagna, le imposte riscosse tra il 2018 e il 2019 sono tutt’ora al centro di un pagamento rateizzato. Per il pregresso si era invece mossa la procura regionale configurando una responsabilità erariale pari a circa 12 mila per Le Conchiglie e 13 mila per il Bella Romagna. Le deduzioni scritte depositate dalla società non erano state ritenute sufficienti dalla procura erariale, facendo così approdare il caso a sentenza.
Secondo i giudici, la società titolare degli hotel e la sua amministratrice unica nonché legale rappresentante "non hanno fornito la prova liberatoria consistente nella documentazione dei riversamenti di cui viene contestata la mancata effettuazione o nella riconducibilità dell’omissione a cause a loro non imputabili". Nel complesso si è trattato di "comportamenti caratterizzati dall’elemento psicologico del dolo, in termini di intenzionalità della violazione dell’obbligo di riversamento dell’imposta di soggiorno: devono essere pertanto chiamate a rispondere".
Del resto la Cassazione ha già avuto modo di chiarire che "i regolamenti comunali affidano all’albergatore compiti eminentemente contabili". E come delineato "dalla giurisprudenza della stessa corte dei conti, il contabile riveste una posizione di garanzia qualificata". In termini pratici la prova di avere causato un danno "è raggiunta qualora risulti la violazione degli obblighi di servizio senza ragionevole giustificazione".
Andrea Colombari