Lei diventa maggiorenne "E lo zio l’ha violentata"

Sette anni e mezzo di condanna a un 36enne di Napoli che in estate raggiungeva la giovane al mare e la molestava sin da quando aveva 15 anni

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Secondo l’accusa subiva le attenzioni morbose dello zio da quando lei aveva 15 anni. Poi, una volta che lei aveva raggiunto la maggiore età, la costrinse a un rapporto sessuale completo. L’altro giorno il tribunale collegiale – presidente Cecilia Calandra, giudici a latere Federica Lipovscek e Cristiano Coiro – ha condannato un 36enne della provincia di Napoli a sette anni e mezzo di reclusione, nonché a risarcire la vittima – parte civile con la tutela dell’avvocato Valentina Bartolini per Linea Rosa – con 35mila euro. L’uomo era accusato di abusi e violenza sessuale sulla giovane, anche quando era minorenne, e per lui il Pm Cristina D’Aniello chiedeva una condanna a dieci anni.

Gli episodi sono collocati tra 2017 e 2020. In quegli anni lo zio materno, all’epoca all’incirca trentenne, raggiungeva la famiglia nei mesi estivi a Ravenna, per trascorrere le vacanze. E in quel contesto avrebbe insidiato la minore con palpeggiamenti al seno e nelle parti intime: "Un giorno – raccontava la vittima nella denuncia ai carabinieri – mentre con le mie cugine eravamo in acqua a fare il bagno lui si avvicinò e cominciò a toccarmi".

Allo stesso modo si comportava altre volte, "quando tutti dormivano e lui veniva da me, che dormivo sul divano, senza dire nulla. Questi episodi si ripetevano ogni volta che mio zio saliva in vacanza a Ravenna", in una casa dei lidi. Divenuta maggiorenne nel 2020, la giovane fu raggiunta il mese dopo dallo zio, che cominciò ad alzare la posta, passando dai palpeggiamenti a veri e propri atti sessuali, finché una sera consumarono un rapporto completo.

Inizialmente la ragazza non se la sentiva di raccontare l’accaduto in famiglia ("non sapevo cosa fare, ho subito le violenze in silenzio"), poi lo zio le avrebbe inviato un messaggio ("che non ho più, perché mi si è rotto il cellulare") nel quale lui ammetteva i fatti, dicendo che si era comportato così perché era malato e in cui comunque prometteva che sarebbe sparito dalla loro vita. Solo ad agosto di quell’anno la giovane decise di raccontare tutto alla madre, perché "non volevo più tenermi questo segreto per me", mentre in precedenza si era rivolta al consultorio giovanile senza però riferire della violenza subita. La giovane aveva inoltre precisato di non avere mai subito minacce né violenze fisiche. All’ultima udienza l’imputato, nel suo esame, ha negato gli addebiti, dicendo che era semmai la nipote a fargli avance con dei messaggi, che tuttavia non ha conservato. Allo stesso modo la moglie e la madre, nonna dalla vittima, hanno detto di non essersi mai accorte di nulla.

Dopo un periodo di detenzione nel carcere di Napoli, attualmente l’uomo si trova agli arresti domiciliari. Il tribunale lo ha condannato anche all’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena, quale sanzione accessoria.

l. p.