Forse non tutti i ravennati conoscono la storia di sant’Apollinare, vescovo nel periodo dell’Impero romano, venerato dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa. Apollinare era originario di Antiochia di Siria ed è considerato il fondatore della Chiesa di Ravenna, di cui è appunto patrono come anche dell’Emilia Romagna. La data del suo martirio o quello che viene chiamato ’dies natalis’ (il giorno cioè della nascita al cielo), avvenuto sotto Vespasiano, è il 23 luglio. Fu discepolo dell’apostolo Pietro che conobbe quando giunse in Antiochia, attorno al 44 d.C., e che accompagnò nel suo viaggio a Roma. Vicino a piazza Navona c’è una basilica che porta il suo nome e, sempre a Roma, si trova l’Istituto Pontificio paritario sant’Apollinare. Pietro inviò Apollinare come vescovo a Ravenna e a Classe, dove c’era la flotta romana,e qui operò guarigioni e tanto si adoperò per i poveri del luogo. Tuttavia, il rifiuto di adorare idoli e fare sacrifici alle divinità pagane in nome di Giove suscitò la rabbia del giudice procuratore e dei pagani astanti, che lo malmenarono e ridussero in condizioni pietose.
Apollinare insegnò che oro e argento dovevano servire per i poveri e non per culti pagani. Per la sua fede subì molte umiliazioni e sofferenze e, poiché gli avevano intimato di non predicare, un giorno, tornando dalla visita a un lebbrosario, fu malmenato al punto che dopo pochi giorni morì. Resse la diocesi per un lungo periodo e sul luogo del martirio fu edificata la basilica di sant’Apollinare in Classe.
Ancora oggi tutti possono ammirare la stupenda abside con l’immagine del Buon Pastore che conduce al pascolo le pecore sotto la pesante croce che simboleggia il martirio di Cristo, ma anche quello del vescovo Apollinare. E non va dimenticato che a Ravenna c’è anche la stupenda basilica di sant’Apollinare Nuovo, edificata dagli ariani al tempo di Teodorico, dedicata poi a san Martino, vero gioiello di mosaico con processioni di santi e di sante e il Cristo imberbe che separa gli agnelli dai capri.
La fama di Apollinare si diffuse ovunque e non solo a Roma, tanto che il re franco Clodoveo gli dedicò una chiesa vicino a Digione e anche in Germania la venerazione è ancora molto sentita. Non sono tante le fonti che documentano la sua vita e il martirio. Una fonte completa pare essere la ’Passio sancti Apollinaris’, risalente al tempo dell’arcivescovo Mauro (642-671), che probabilmente la scrisse per rivendicare l’autonomia della chiesa ravennate nei confronti di quella di Milano.
Nevio Spadoni