Cesena, con Lantignotti il pranzo è servito

Michela, la nutrizionista della prima squadra, è la figlia dell’ex centrocampista bianconero Christian. Un ruolo oscuro ma molto importante

Cesena, con Lantignotti il pranzo è servito

Cesena, con Lantignotti il pranzo è servito

È la new entry nell’universo del Cesena. E’ Michela Lantignotti, classe 1996, figlia di Christian Lantignotti ex giocatore di Milan, Cagliari e Cesena. Un talento cristallino nel beach volley, biologa nutrizionista, due lauree (una triennale in scienze della nutrizione e una magistrale in alimentazione e nutrizione umana). Poi l’esame e l’iscrizione all’albo dei biologi ed eccola approdare nella sua nuova professione: affiancare i calciatori nella cura della loro alimentazione.

Michela Lantignotti suo padre l’ha condizionata nel suo percorso?

"Sono nata e cresciuta nel mondo sportivo. Sono un’atleta e gioco a beach volley e mi sono tolta parecchie soddisfazioni e il beach volley resta una parte importante della mia vita. Mio padre mi ha sempre lasciato libera di scegliere il mio percorso e, una volta cresciuta, ho deciso di far coincidere la mia passione con il lavoro e così è nata la professione".

Come è arrivata a diventare ‘nutrizionista’ del Cesena?

"Prima di arrivare a Cesena e dopo le lauree, mi sono specializzata nel settore seguendo un master in nutrizione e integrazione per lo sport e facendo uno stage nel settore giovanile e nella squadra femminile del Milan calcio. Un’esperienza formativa che mi ha arricchito molto e che mi ha fatto capire che volevo lavorare con atleti professionisti".

Poi è arrivato il richiamo della squadra della sua città…

"L’estate scorsa mi sono proposta al settore giovanile per un lavoro sull’educazione alimentare, ma è venuto fuori che il club cercava un nutrizionista per la prima squadra. Ho pensato di riportare la mia figura a Cesena dove non c’è mai stata una figura di riferimento fissa che gestisse gli atleti a 360 gradi, dagli allenamenti al prepartita, dalla partita al dopo".

Di cosa si occupa?

"La mia presenza è di una volta alla settimana al campo, ma gran parte del lavoro lo gestisco da casa. Mi occupo di stilare i piani nutrizionali individualizzati, e di integrazione per gli atleti, basati sulle raccomandazioni per una corretta alimentazione nel calciatore. Indico cosa mangiare durante la settimana e a ridosso di una partita e come recuperare dopo la prestazione. E nel caso vi sia un infortunato sono sempre pronta ad apportare modifiche dell’ultimo minuto all’alimentazione, indispensabile per il recupero dei ragazzi".

C’è qualche calciatore che ‘sgarra’ e non segue l’alimentazione da lei consigliata?

"Qualche piccolo ‘premio’ se lo deve concedere anche il professionista. Ad esempio al termine di una gara, in orario serale, la pizza è un alimento ottimo, perché permette il recupero degli zuccheri, fondamentali per l’attività. Anche gli atleti poi festeggiano i compleanni, e se capitano il giorno dell’allenamento portano una crostata o le piadine con affettato. Lì si chiude un occhio".

Il giorno di Pasqua Corazza e compagni mangeranno l’uovo e la colomba?

"Questo non posso dirlo e penso che non me lo riferiranno, ma credo proprio di sì".

Quale alimentazione devono seguire prima di una gara?

"Il piano nutrizionale viene scelto a livello individuale in base al ruolo, all’età, alla massa muscolare e i dati raccolti vengono elaborati in un report. Il carboidrato è la benzina per un atleta ed è fondamentale che ci sia prima di una gara. Il classico pasto pre gara è pasta con olio e grana o condimento leggero, bresaola o un affettato magro che dà la quota proteica e rifornisce di sodio che è quello che si perde con il sudore. Un contorno scarso perché la fibra vicino alla prestazione potrebbe creare problemi digestivi e la classica crostatina per incrementare l’apporto di zuccheri. Fondamentale l’acqua perché prima della prestazione cerchiamo di arrivare idratati".

Difficile per una bella ragazza essere ascoltata da una squadra di calciatori?

"Dicono tutti che essere una bella ragazza è un vantaggio, ma nell’ambiente scientifico non è sempre così, perché rischia di di spostare i contenuti da quella che è la tua professionalità. Cerco comunque di avere sempre un rapporto di distacco con tutti i pazienti".

Annamaria Senni