D’Andrea: "Provo stupore, i miei assistiti sono del tutto estranei di fronte ad accuse tanto gravi. Dimostreremo la loro innocenza nel procedimento"

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"I miei assistiti sono del tutto estranei a questa vicenda e ai capi d’accusa che gli vengono contestati. Dimostreremo la loro innocenza in tutto questo procedimento".

E’ deciso a dare battaglia Ernesto D’Andrea, il legale della figlia e del genero di Giuseppe Pedrazzini, trovato morto in un pozzo adiacente la casa dove abitava con moglie e la famiglia della figlia, per la quale risultano essere questi ultimi gli unici sospettati dell’uccisione e della soppressione del suo cadavere (oltre anche all’ipotesi di sequestro di persona).

D’Andrea che difende Silvia e Riccardo, rispettivamente figlia e genero di Pedrazzini, punta il dito dritto su Procura e investigatori e su un’inchiesta sviluppatasi in modo un po’ troppo veloce e frettoloso: "Sinceramente provo stupore, perché non si capisce quale sia il movente ipotizzato dalla Procura, per un delitto così efferato come quello per cui si sta procedendo – spiega il legale -. Questioni economiche? Ma la vittima non era ricca e non aveva nulla di intestato. Almeno per quello che risulta a noi. E’ la moglie, secondo quanto sommariamente ricostruito, colei che è benestante".