"Ecco il nuovo centro di ricerca per il cibo"

Cirfood inaugura il suo hub di incontro e co-working. La presidente Nasi: "Collaboreremo con aziende, start-up, scuole e università"

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di Giulia Beneventi

Sarà lì, a pochi chilometri dalla stazione Mediopadana, accanto alla storica sede centrale della cooperativa, che nascerà un modo più sostenibile di vedere l’alimentazione. Ieri per la prima volta il Cirfood District di via Nobel ha aperto le sue porte al pubblico: "Un nuovo centro di ricerca e innovazione per l’alimentazione collettiva e commerciale" ha illustrato la presidente di Cirfood, Chiara Nasi.

Gli spazi di incontro e co-working, uniti a quelli di vera e propria sperimentazione culinaria di questo ‘distretto’, ospiteranno una nuova cultura del cibo, dal singolo prodotto fino alla sua commercializzazione, collaborando quindi con imprese e start-up, ma anche in chiave educativa coinvolgendo scuole e università.

"Un’innovazione che vuole mantenere al centro il nostro ruolo sociale e la salvaguardia del pianeta" aggiunge Nasi.

L’idea del District ha preso spunto "dall’Expo di Milano di tre anni fa - continua -. In pochi sanno quanto lavoro c’è dietro ai nostri piatti e vorrei che questa attività riuscisse a valorizzarlo". Mai come negli ultimi due anni ci si è resi conto di certe evidenze: "Pensiamo solo alla ristorazione scolastica – fa un esempio Nasi –. Lo stop pandemico ha messo in risalto due fattori: migliaia di bambini hanno perso l’unico pasto completo della giornata, e un bambino su tre ha preso peso durante il lockdown".

Senza ignorare dunque le difficoltà del periodo "oggi si apre una nuova pagina della storia della nostra cooperativa, per immaginare la ristorazione del futuro".

La nuova struttura abbraccia "lo spirito contemporaneo di questa città - è il commento del sindaco di Reggio, Luca Vecchi - e manda a tutti noi un messaggio di speranza, che parte dal cibo ma si estende ai valori di educazione e responsabilità. Uno spazio che non sarà solo votato alla ricerca della cooperativa, ma verrà aperto a tutta la comunità".

Secondo Ferruccio Resta, presidente Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) e rettore del politecnico di Milano, un tale slancio verso il futuro non può prescindere dall’ascoltare le nuove generazioni: "Il rischio è che oltre alle crisi di cui si parla oggi, si arrivi anche alla crisi dei talenti – considera –. Le imprese devono iniziare a muoversi in un nuovo sistema, dove le generazioni più giovani ci chiedono di osare e di ascoltare le loro sensibilità; il nostro è un dovere e una responsabilità, lo dico pensando anche alle risorse del Pnrr che rappresentano, di fatto, un investimento che saranno poi loro a dover sostenere negli anni a venire". Quello di investire nella ricerca e nell’innovazione "è un passo necessario – aggiunge quindi il presidente della Regione, Stefano Bonaccini –. L’Emilia-Romagna è una terra capace di dialogare con il mondo di oggi, una realtà globalizzata che cambia molto rapidamente, e noi abbiamo tutte le carte in regola per essere competitivi".

Su questo punto, con un nuovo Governo fresco di insediamento, il presidente non si risparmia nel merito di un’eventuale rinegoziazione del Pnrr: "È un’intenzione da mettere da parte – dice –. Affermare una cosa del genere significa che non si sa neanche di cosa si sta parlando. La prima cosa che chiedo al Governo, piuttosto, è di convocare quanto prima un tavolo con tutte le parti sociali per discutere dell’aumento dei prezzi delle materie prime".

Un sonoro in bocca al lupo al nuovo ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, arriva poi dall’europarlamentare Paolo De Castro; nel suo intervento, De Castro pone l’accento su quanto realtà italiane come Cirfood District possano avere un ruolo chiave "nel dibattito sul cibo, che è prima di tutto un tema culturale". "Oggi – continua – il consumatore deve essere sempre condizionato nella scelta degli alimenti, con una distinzione netta tra quelli salutari e quelli che non lo sono". Un giudizio universale che è "quanto di più lontano dall’educazione alimentare italiana, basata sul concetto di dieta, senza necessità di dare ‘pagelle’ ai singoli prodotti". A questo si aggiunge un altro tema molto sentito, ossia quello degli sprechi e della transizione ecologica "che va fatta non contro, ma insieme agli agricoltori – conclude –. In tutto questo penso che il District darà un grande contributo, perché non si tratta di una mera curiosità gastronomica, ma di un’attività di ricerca che affonda le sue radici nell’alimentare, che è il primo settore manifatturiero in tutta Europa e il secondo in Italia".