’Grimilde’ in Appello, iniziate le requisitorie della Procura

I pm Ronchi e Musti hanno chiesto la conferma di pena per Domenico Spagnolo,. Antonio Silipo e Antonio Muto

Migration

di Alessandra Codeluppi

Hanno preso il via le discussioni nel processo di ‘ndrangheta ‘Grimilde’, per coloro che hanno scelto il rito abbreviato e sono approdati all’Appello.

Al centro delle contestazioni mosse dalla Dda, che ha coordinato gli accertamenti della polizia di Stato, ci sono i fatti illeciti attribuiti alla famiglia Grande Aracri di Brescello e a chi avrebbe collaborato con loro. Sono in tutto 40 gli imputati che sfilano davanti alla Corte dei giudici presieduta da Orazio Pescatore, nel processo che si è aperto nel carcere della Dozza a Bologna. Dieci le persone accusate di associazione mafiosa: tra loro c’è il 42enne Salvatore Grande Aracri di Brescello, condannato in primo grado a 20 anni. Il padre Francesco - fratello del boss Nicolino Grande Aracri - e l’altro figlio Paolo sono invece imputati a Reggio, sempre per 416 bis, con rito ordinario.

A Bologna la pubblica accusa è sostenuta dal procuratore generale reggente Lucia Musti (foto) e dal pm della Dda Beatrice Ronchi, che ieri si sono alternate nelle requisitorie per i primi sette imputati. Hanno chiesto la conferma della pena per Domenico Spagnolo, 43enne di Reggio, accusato di associazione mafiosa e condannato in primo grado a 11 anni: secondo l’accusa, avrebbe partecipato a riunioni per dirimere i conflitti interni alla cosca. E anche per Antonio Silipo (1969) di Cadelbosco: per lui la pena era stata di 6 anni e 4 mesi per usura ed estorsione. E poi Antonio Muto (1971), di Gualtieri, 3 anni e 10 mesi, per svariate intestazioni fittizie. Ancora Ivan Catellani (1947), 2 anni e 4 mesi (pena sospesa per cinque anni) e Franca Valla (1949), 2 anni e 4 mesi, entrambi di Bibbiano, imputati come prestanome. E la consulente del lavoro Monica Pasini (1976), di Parma, 2 anni (pena sospesa per cinque anni), per intestazioni fittizie. Le difese hanno chiesto per tutti l’assoluzione, puntando soprattutto sulla mancanza del dolo da parte dei loro assistiti. L’avvocato Antonio Piccolo, difensore di Silipo, ha chiesto di rinviare l’arringa. Per Manuel Conte, 30enne di Brescello, condannato a 4 anni e 1 mese per estorsione, violenza privata e intestazioni fittizie, la requisitoria ha preso una piega leggermente diversa: l’imputato ha infatti confessato, ma poi la difesa ha chiesto l’assoluzione per quei fatti. Di recente Conte è stato ascoltato anche a Reggio, in ‘Grimilde’: parlando dietro il paravento, ha pesantemente accusato i Grande Aracri.

La contraddizione è stata rilevata ieri anche dal pm Ronchi, secondo cui era valutabile uno sconto di pena alla luce dell’atteggiamento di Conte, ma che alla fine ha chiesto formalmente la conferma pure per lui.