di Daniele Petrone
"Troppi affidamenti diretti a Reggio".
A lanciare l’allarme sono i consiglieri comunali Dario De Lucia e Fabrizio Aguzzoli che sganciano così la prima "bomba" d’opposizione come una sorta di presentazione del tandem che andranno a creare da domani in Sala del Tricolore formando un nuovo gruppo consiliare.
"Poco tempo fa – tuonano – abbiamo visto come, secondo Fondazione Etica, la nostra città potesse apparire come un esempio da seguire per gli altri comuni in base ai dati per la trasparenza delle varie amministrazioni italiane. Se però si fosse andato poco più a fondo, senza fermarsi alle semplici classifiche e leggendo gli studi della Fondazione in maniera completa si può vedere come il quadro non sia esattamente edificante".
"Reggio – fanno notare Aguzzoli e De Lucia – compare come uno dei comuni che fa più spesso affidamento diretto, ossia senza l’utilizzo di gare di appalto vengono acquistati dal Comune beni, servizi e prestazioni di lavoro".
Per onore di cronaca, va detto che secondo un recente rapporto dell’Antitrust, il 74% dei procedimenti in materia di corruzione riguarda gli appalti pubblici, ma molto più le procedure di gara (82%) che gli affidamenti diretti (18%).
Ma De Lucia e Aguzzoli non si focalizzano sulla facilità di corruzione, ampliano il raggio: "La nostra città al momento dimostra di essere tra le città italiane che fa un uso maggiore dell’affidamento diretto. Un uso sempre più alto insomma, dall’analisi siamo all’ 82% mentre Parma ricorre agli affidamenti diretti per il 69%, Piacenza al 55% e Rimini solo al 7%. Per essere chiari, oltre il 10% di tutti i soldi (milioni e milioni di euro) che escono dal Comune per acquistare beni, servizi e lavoro passa da affidamento diretto senza una gara d’appalto. E parliamo solo del Comune senza tenere conto delle partecipate. Il ricorso alla procedura di affidamento diretto da parte dei Comuni può essere analizzato anche da un ulteriore punto di vista: la ricorrenza degli aggiudicatari".
Poi scendono nello specifico: "Sempre nello studio di Fondazione Etica si verifica quante sono le imprese fornitrici che risultano aggiudicatarie di appalti in regime di affidamento diretto più di una volta nell’anno, contando solo gli affidamenti diretti di importo uguale o superiore a 5mila euro".
"Se Bergamo – spiegano i due esponenti politici – ha una ricorrenza al 13% e Parma al 18% invece Reggio è al 26% e questo determina una discreta ricorrenza degli stessi aggiudicatari negli affidamenti diretti".
"Questo strumento - precisano – di per sé non va a mostrare un percorso negativo e non vuole essere sinonimo di clientelismo ma, come dice Etica: un ricorso eccessivo all’affidamento diretto da parte di un Comune rispetto agli altri può costituire un alert di cui tenere conto e va monitorato nel tempo".
Infine attaccano: "Guardando alla sezione trasparenza sugli affidamenti diretti e gare sul sito del Comune, bisogna cercare davvero bene sul sito per trovarla, si può vedere anche differenze tra i vari servizi che fanno più o meno ricorso all’affidamento diretto e i nomi più ricorrenti delle aziende. A partire tra tutte l’area welfare rispetto ad alcune aziende della cooperazione sociale, tutte riconducibili a una stessa area o gruppo, che ricevono fondi con procedure negoziate dirette senza neanche la pubblicazione del bando di gara, per importi di 39.990 euro quando la soglia per fare il bando è di 40mila euro. Stiamo leggendo pile e pile di documenti assieme un gruppo di studio con i cittadini da tempo, questa situazione non va bene".
Sullo sfondo c’è anche una proposta di modifica del regolamento dei contratti sulla quale il Consiglio è chiamato a esprimersi e martedì si terrà una commissione consiliare sul tema. "Chiediamo un maggiore utilizzo della messa a bando per poter avere più sicurezza e trasparenza, dando alle aziende del territorio maggiore possibilità di realizzare l’attività economica e ai cittadini più elementi per tenere traccia e controllo", esortano De Lucia e Aguzzoli.