
In ascesa le quotazioni di mister Aquilani
Ancora poche ore e poi il direttore sportivo Marcello Pizzimenti comunicherà ai vertici della Reggiana il nome del prossimo allenatore granata.
In lizza c’è sempre Fabio Caserta, ma il rinvio della decisione tiene vive le speranze anche di altri candidati. La prima scelta, com’è noto, è sempre stata Alberto Aquilani.
È il profilo che metterebbe tutti d’accordo e avrebbe quella ‘freschezza’ che solo un giovane come lui può dare.
Oltre alle idee del 39enne nativo di Roma c’è anche un episodio che certifica la stima nei suoi confronti e che risale alla gara di andata tra la Reggiana e il Pisa, quando il presidente Salerno e Goretti andarono negli spogliatoi a complimentarsi direttamente con lui per il gioco espresso dalla sua squadra. Sull’ex centrocampista della Roma però ci sono (c’erano?) anche il Cagliari e la Salernitana e i tempi di attesa si sono allungati.
Attenzione però perché varie opportunità si stanno chiudendo e chi non vuole restare fermo dovrà…Adattarsi. Questa è la cruda realtà dei fatti.
Oltre a questi due nomi, resiste quello di Ignazio Abate che però non ha ancora avuto alcuna esperienza a livello professionistico: forse un po’ un azzardo per chi, come la Reggiana, ha bisogno di una ‘garanzia’ per mantenere la categoria.
Quello che è certo è che, prima di mettere nero su bianco, la candidatura principale passerà al vaglio del ‘cerchio magico’ formato dai massimi azionisti granata (nella foto).
Difficilmente qualcuno si opporrà al resoconto di Pizzimenti, ma è chiaro che il loro parere avrà comunque un peso specifico sulla questione.
Essere l’allenatore della Reggiana, infatti, non significa ‘solo’ preparare gli atleti a dare il meglio sul campo di gioco, ma anche sapersi relazionare con il club, con i tifosi e capire che a muovere tutto il panorama è la passione.
Una cena nello chalet di Romano Amadei in cui condividere idee, sensazioni, umori e problematiche viene giustamente considerata strategicamente importante tanto quanto un pressing o una ‘diagonale’ in campo.
Un concetto che, per esempio, non stava troppo a cuore ad Alessandro Nesta che ha sempre visto in maniera piuttosto ‘monografica’ la sua missione qui a Reggio.
Diventare l’allenatore dei granata nell’era di Amadei e Salerno significa, infatti, avere anche una sviluppata sensibilità per tutto quello che ruota attorno al club e chi sposa questa causa ne deve essere consapevole e convinto.
La Reggiana, infatti, è anche uno stile di ‘vita’.