Emergono nuovi dettagli sul percorso che ha portato nei giorni scorsi all’applicazione degli arresti domiciliari per Cristian Chesi, 47enne indagato insieme al padre Emore per la morte del 63enne Stefano Daveti, il vicino di casa, a Morsiano di Villa Minozzo. L’accusa per loro formulata è di omicidio volontario in concorso, con l’aggravante della minorata difesa: Daveti è stato colpito a sprangate mentre era in camera da letto. Il 63enne, originario della Spezia, venne a mancare il 24 giugno 2024 dopo tre giorni di agonia a seguito di un’aggressione subita in casa propria.
Tempo fa il pubblico ministero Maria Rita Pantani aveva ravvisato la gravità indiziaria e le esigenze cautelari, chiedendo la custodia cautelare in carcere per padre e figlio. Il pm aveva individuato anche il pericolo di inquinamento probatorio. Nei giorni scorsi il giudice delle indagini preliminari Silvia Guareschi ha disposto i domiciliari solo per il figlio, ritenendo che oggi, a distanza di sette mesi dal fatto, si possa verificare più probabilmente la reiterazione del reato rispetto all’altro pericolo (l’inquinamento probatorio), che comunque il gip non ritiene del tutto scemato. Sul rischio di ripetere illeciti, non ci si riferisce nello specifico a un altro omicidio, ma ad altri reati della stessa specie, cioè contro la persona, in base alla violenza con Cristian Chesi si sarebbe scagliato contro Daveti. Il 47enne è comparso martedì in tribunale per l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Guareschi. Difeso dall’avvocato Domenico Noris Bucchi, si è avvalso della facoltà di non rispondere: "Lui vuole rendere dichiarazioni, ma lo farà più avanti – ha spiegato il legale - dopo aver preso visione insieme a me del materiale raccolto dagli investigatori che è molto corposo".
al. cod.