Pochi medici, il pronto soccorso che fine farà?

La carenza a livello nazionale pesa soprattutto sui nosocomi periferici. Si sta pensando a incentivi per far rimanere i professionisti

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L’altro grande punto interrogativo dell’ospedale di Scandiano Magati è il pronto soccorso in via di riqualificazione. Nella città della Rocca spicca ora il cantiere discusso anche a livello politico nelle settimane scorse. "L’intervento in corso prevede un investimento di circa 1 milione 357mila euro e interessa 400 mq di superficie. Il completamento è previsto entro l’estate 2021, con il risultato di una diversa organizzazione logistica. È prevista la creazione di un’area dedicata ai pazienti sospetti, con accesso autonomo dalla camera calda e spazi più adeguati a gestire l’emergenza epidemica", questa la nota dell’Ausl di qualche tempo fa. L’estate ormai è già terminata, ma il "work in progress" resta. Il fine lavori è stato spostato "entro fine anno" anche a causa della difficoltà di reperimento dei materiali e del loro prezzo. Ma una volta realizzato, quali saranno le modalità di fruizione? Non è ancora stato determinato.

Certo, l’incertezza della pandemia verso i mesi invernali invoca, giustamente, prudenza. Ma i problemi in realtà vengono da lontano. La vera lacuna è l’assenza del personale. Una piaga non solo scandianese, ma tutta italiana. A livello nazionale si stima manchino 30-40mila medici e addirittura 50mila infermieri. Anche al Magati il sottorganico è ormai uno status: solo in medicina mancano 8 medici. Mentre la chirurgia per coprire tutti i turni si è messa insieme all’equipe del Sant’Anna di Castelnovo Monti, lavorando in sinergia. Con questi chiari di luna, tanti professionisti – anche dal Magati – hanno approfittato di ‘quota 100’ per andare in pensione, altri se ne sono andati preferendo il sistema sanitario privato o i grandi ospedali limitrofi ritenuti più appetibili (Parma e Modena).

Il simbolo è lo stesso ginecologo Bruno Lillo Cerami – ritenuto da tante donne un ‘guru’ del settore – primario di quello che una volta era il punto nascita scandianese. Alcuni lettori si sono rivolti al Carlino sostenendo che risulti impossibile prenotare una visita. Questo, va detto, può anche essere dettato proprio dal ridimensionamento delle attività del Magati e dalla riorganizzazione che dilata ovviamente i tempi delle visite ambulatoriali. Così, come anche naturale che sia, tanti giovani ambiziosi preferiscono nosocomi cittadini a quelli di periferia. Se proprio dovessimo indicare un colpevole, quello è il sistema sanitario nazionale che non ha saputo trovare soluzioni alla prevista "Tempesta Perfetta" di cui scrisse in un libro pochi anni fa Walter Ricciardi, docente universitario e consigliere scientifico del Ministero della Salute, il quale ‘profetizzava’ il collasso dettato banalmente dalla matematica: ci sono molti più medici in uscita che in entrata.

Poi, si potrebbe aggiungere che il sistema universitario che non è mai stato in grado di proporre una riforma adeguata (sul numero chiuso per esempio), ma questo è un altro capitolo che di certo non genera nuova linfa ai numeri dei medici.

Premesso tutto ciò, ecco perché la nostra Ausl sta cercando di correre ai ripari nel locale per studiare le contromosse a rimpolpare gli ospedali periferici reggiani (tra le idee quelle di incentivare, anche economicamente, professionisti a trasferirsi oppure a clausole ad hoc nei contratti dei neoassunti al Santa Maria che prevedano periodi di distaccamento). C’è anche qualche nostalgico che rimpiange i tempi precedenti all’azienda unica, ma è un altro capitolo ancora. La domanda finale però, tornando a Scandiano è: tra queste mille incertezze, con quali forze riaprirà il pronto soccorso del Magati? Sarà aperto h24 e fornirà ogni tipo di assistenza all’emergenza o sarà a mezzo servizio? Tutte domande che si fanno i cittadini scandianesi, che meritano una risposta.

dan. p.