"Da quella domenica penso solo a Galileo"

L’assassino del giardiniere filippino si sfoga in carcere con gli avvocati "Le nostre famiglie distrutte. Non volevo ucciderlo, era un avvertimento"

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"Da quella maledetta domenica non faccio che pensare a Galileo e ai suoi parenti. Con il mio gesto so di aver distrutto la vita di due famiglie: la mia e la sua". Si trova in carcere da mercoledì Antonio Rapisura, il 51enne filippino accusato dell’omicidio del connazionale Galileo Landicho, il giardiniere di 74 anni ucciso da una pugnalata al collo che gli ha perforato la giugulare. Il giorno della vigilia di Natale, Rapisura ha ricevuto la visita del suo avvocato, Alessandro Petrillo, che lo difende insieme alla collega Monica Rossi. Rapisura è apparso distrutto psicologicamente ed emotivamente. Dal 21 novembre scorso, non ha fatto altro che rimuginare sull’aggressione consumata alla pensilina dell’autobus 160, davanti alla stazione dei treni di Rimini. L’uomo, sposato, padre di tre figli, giardiniere e custode, è un fervente cattolico e in queste ore si è chiuso nel silenzio e nella preghiera. Continua a ripetere di non aver agito con l’intenzione di uccidere: con Galileo voleva solo avere un chiarimento, o forse mandargli un avvertimento.

Rapisura non sopportava più le attenzioni che il connazionale aveva iniziato a rivolgere alla moglie. Un corteggiamento spinto, sia dal vivo che sui social network, con il 74enne che approfittando di un viaggio all’estero dell’amico e collega si sarebbe anche presentato a casa sua per incontrare la donna. Quelle avances già in passato erano state la scintilla che aveva innescato delle discussioni feroci tra i due. Questo sarebbe, stando alla ricostruzione degli inquirenti, il movente che avrebbe mosso la mano del custode filippino, portandolo a uscire di casa, quella domenica pomeriggio, e a raggiungere la stazione, sapendo che vi avrebbe trovato Landicho. Al momento non è stata ritrovata l’arma del delitto: un piccolo coltello con la lama ricurva, simile a una roncola. Rapisura ha raccontato di essersene sbarazzato buttandolo in un cestino, allo stesso modo in cui si è sbarazzato della bici usata per raggiungere il luogo del delitto, abbandonandola a un incrocio. E’ accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.

"Grazie a tutte le forze dell’ordine, agli inquirenti, ai media, alla comunità riminese e a tutti coloro che hanno contribuito alla cattura dell’indagato – dice Garry Landicho, il figlio della vittima che abita in Australia -. Siamo felici che il sospettato sia stato catturato, ma allo stesso tempo tristi perché riteniamo che non sia giusto porre fine a una vita per un motivo assurdo come la gelosia. Mio padre era troppo buono per meritarlo. Continuiamo a pregare affinché il Signore dia alla nostra famiglia la forza, fisica e mentale, per poter superare questo momento così difficile".

Lorenzo Muccioli