Daniela, Donatella e l’amico spacciatore "Erano con Marco il giorno in cui morì"

Caccia alle due ballerine e al pusher che, secondo le rivelazioni del tassista, salirono nella stanza del campione . Mamma Tonina ai carabinieri: "Ecco come rintracciarli". La famiglia chiede di interrogare di nuovo Fabio Miradossa

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di Manuel Spadazzi

"Due ragazze bellissime". Così il tassista ha descritto ai carabinieri la ’Dani’ e la ’Donni’, le due ballerine che dice di aver portato in hotel da Marco Pantani, la mattina del 14 febbraio 2004, il giorno in cui il Pirata è stato trovato morto per un’overdose di farmaci antidepressivi e cocaina. Sabato scorso ai carabinieri Mario ha confermato la versione che aveva già raccontato a Le Iene a novembre. Nell’interrogatorio - durato circa tre ore - il tassista cinquantenne ha fornito sommarie informazioni sulle generalità di Daniela e Donatella ("dopo la morte di Marco sono sparite da Rimini", ma i carabinieri sono già sulle loro tracce. Anche perché ci aveva pensato già mamma Tonina a dare, ai militari del nucleo investigativo, alcune notizie utili a rintracciarle.

Entrambe le ragazze, che lavoravano come ballerine in alcuni noti locali della Riviera e (occasionalmente) come escort, non sono italiane. Una di loro aveva un passaporto americano. Ai carabinieri il tassista ha raccontato che quella mattina la ’Dani’ e la ’Donni’ sono salite nella stanza 5D dell’hotel Le Rose, per andare da Pantani. E non sarebbero state le uniche persone a vederlo, il giorno in cui il Pirata morì. Tonina Belletti, la madre del campione di Cesenatico, è sicura e l’ha ribadito più volte agli inquirenti in questi mesi: "Marco non era da solo nella stanza, il giorno in cui è morto". Le rivelazioni di Mario, tassista che vive e lavora vicino a Cesenatico, lo avrebbero confermato. "La ’Dani’ e la ’Donni’ sono salite da lui, e sono scese poco dopo".

Ma secondo il tassista il 14 febbraio da Pantani è andato anche uno spacciatore. Non si tratterebbe né di Fabio Miradossa né di Ciro Veneruso, bensì di un pusher riminese, amico di Pantani. Queste e altre informazioni fornite sono ora al vaglio dei carabinieri. La nuova inchiesta sulla morte del Pirata, la terza in 18 anni, procede nel massimo riserbo, ma per la famiglia Pantani e per i suoi avvocati, Fiorenzo e Alberto Alessi, qualcuno continua a non raccontare la verità. Tanto che mamma Tonina ha chiesto espressamente agli inquirenti, anche nella nuova memoria depositata in Procura il 4 febbraio, di interrogare ancora una volta Fabio Miradossa, lo spacciatore che patteggiò 4 anni e 10 mesi per la dose fatale a Pantani. La famiglia chiede di verificare dove si trovava Miradossa la sera del 13 febbraio e la mattina del 14, quando il Pirata morì.

Proprio sulla base delle dichiarazioni fatte da Miradossa ("Marco Pantani non è morto da solo, è stato ucciso") la commissione antimafia ha aperto un’indagine sulla tragedia del Pirata. Inchiesta che si è conclusa a gennaio. I lavori della commissione antimafia hanno portato la Procura di Rimini ad aprire un nuovo fascicolo (il terzo in 18 anni) sulla morte di Pantani. In tutti questi anni il tassista non era mai stato sentito dagli inquirenti. All’epoca, ha spiegato lui stesso sabato ai carabinieri, non disse nulla per non avere guai con la famiglia.