STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Il mago dei mosconi a Cattolica: “I miei pattini venduti in mezzo mondo, e forgio io ogni remo”

A 67 anni Bruno De Biagi è il solo artigiano rimasto a conoscerne l’arte. Il falegname nautico ne produce una settantina di esemplari all’anno. "Un tempo era simbolo di avventura, ma pure oggi ha il suo fascino"

Il mago dei mosconi: "I miei pattini venduti  in mezzo mondo, e forgio io ogni remo"

Il mago dei mosconi: "I miei pattini venduti in mezzo mondo, e forgio io ogni remo"

Cattolica (Rimini), 4 settembre 2023 – L’estate sta finendo. Ma qui a Cattolica, in questo capannone che si affaccia sul piazzale intitolato ai galafà (i maestri calafati, specialisti nell’impermeabilizzare le navi), ricomincerà molto presto: "La nostra attività si concentra soprattutto nel periodo fra ottobre e marzo: durante l’inverno e la primavera nascono tutti i nostri mosconi", racconta Bruno De Biagi, 67 anni, eccellente maestro d’ascia, l’ultimo artigiano in Italia a conoscere ogni segreto del moscone in legno, un simbolo storico delle coste italiane e soprattutto di quelle della Romagna. I mosconi rossi del servizio di salvataggio vengono prodotti proprio qui, e pure quelli bianchi e azzurri a disposizione dei bagnanti. "Ci occupiamo di tutto, anche delle personalizzazioni", spiega Bruno.

Già suo nonno iniziò a lavorare il legno: realizzava carri, botti, gioghi per i buoi. Ma fu poi suo padre Dante a imparare l’arte di costruire mosconi, o pattìni, che dir si voglia: "Apprese il mestiere nella bottega del suo vicino, poi negli anni ‘50 si mise in proprio, insieme a un socio – ricorda De Biagi –. Io sono cresciuto insieme a loro, e andando come allievo al cantiere Rondolini a Pesaro". Nel 1984, Bruno De Biagi ha rilevato il cantiere nautico insieme a Elvino Magi, già dipendente del padre: quando il socio è andato in pensione, a più di ottant’anni, ha deciso di proseguire comunque, con quattro collaboratori. "Non ho voluto disperdere un patrimonio di competenze".

Sfogliamo i depliant ‘vintage’ con i mosconi degli anni ‘50 e quello ‘Modello 63’, il moscone prendisole adatto ai fidanzati: lui si sedeva sulla panca e remava, lei si stendeva sull’ampio pianale per la tintarella. "Qualcuno lo considerò perfino scandaloso...", ride De Biagi. Anche i mosconi hanno visto un’evoluzione delle mode e dei materiali. I primi si costruivano in legno di abete, poi si è passati all’obeche, un legno leggero africano: "Ma il massello si appesantiva con l’acqua: un moscone da 75 chili a fine stagione arrivava anche a 90", rivela l’artigiano. E la vetroresina non è meno pesante. Da qualche anno si lavora uno speciale compensato marino che garantisce maggiore durata (fino a 30 - 35 anni) con una semplice manutenzione, ogni tre stagioni.

Sono due i modelli proposti dal cantiere De Biagi: il ‘Cattolica’, con le classiche barchette a forma di banana, e il ‘Versilia’, più amato sul Tirreno, con le impugnature per portarlo a riva. I pezzi sono tutti sagomati a mano, uno a uno: oggi si costruiscono circa 70 mosconi all’anno, in passato si arrivava a un centinaio ."Possiamo realizzare mosconi anche su richiesta: per esempio quelli con carrello scorrevole, come i vogatori delle palestre", dice Bruno De Biagi. E ci mostra il progetto di un moscone con ‘carrozzeria’ in mogano e baldacchino parasole che sarà utilizzato come tender, ovvero la navetta che trasporta i passeggeri da uno yacht alla terraferma e viceversa. Il prezzo di un moscone standard parte da 1780 euro: da Cattolica alcuni sono stati venduti perfino a Dubai, nelle Canarie e in Svezia. La ditta realizza anche torrette di avvistamento (stile Baywatch) per i bagnini di salvataggio e cabine in legno per le spiagge, soprattutto della Versilia. "E i remi per i mosconi, quelli li lavoro tutti io personalmente", aggiunge il ‘falegname nautico’. La scorsa stagione ne ha fatti almeno trecento.

"Negli anni ‘60 il moscone rappresentava l’avventura, il divertimento di prendere il largo, e magari di conoscere qualche ragazza", ricorda Bruno. Oggi è quasi un amarcord, una cartolina felliniana di altri tempi: "Ma vuole mettere il fascino?", ammette l’artigiano. I suoi figli hanno scelto altre professioni: "Provo ad andare avanti, la passione c’è ancora – confida –. La ditta è sana, sarebbe un peccato chiuderla. Io posso anche tirare i remi in barca, ma mi dispiacerebbe se dovesse andare in pensione il moscone. Credo sia ancora il mezzo migliore". Per dirla con i Negramaro, il moscone è soprattutto il segno di un’estate che vorremmo potesse non finire mai.